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Governo Gentiloni, confermata la Lorenzin. Social scatenati. Chi è

Sanità il ministro Beatrice Lorenzin
La ministra: «E’ sempre un onore servire il mio paese. In questa fase di emergenza bisogna ascoltare ancora di più i cittadini più deboli, in difficoltà»

Amata da alcuni, criticata da altri. Beatrice Lorenzin resta al timone del Ministero della Salute. Su Facebook la notizia ha dato il là a moltissimi commenti e a veri e propri dibattiti. Alcuni di delusione, molti altri di grande soddisfazione. Lei, protagonista ormai dal 2013 delle decisioni del Governo in tema di salute, è stata molto chiara. «E’ sempre un onore servire il mio paese. In questa fase di emergenza bisogna ascoltare ancora di più i cittadini più deboli, in difficoltà».

Chi è

Sposata, con due figli gemelli, Beatrice Lorenzin è la quinta donna al timone del dicastero della Salute. In questi anni ha incassato tante vittorie qualche sconfitta, ma soprattutto ha portato avanti molte battaglie per la salute dei cittadini. Le più note sono quella contro il metodo Stamina a quella per promuovere le vaccinazioni, dalla difesa del Fondo Sanitario Nazionale all’importanza della prevenzione e degli stili di vita.

La sua storia

Nata a Roma il 14 ottobre 1971 e diplomata al liceo classico, Lorenzin inizia la carriera politica tra le fila di Forza Italia. Nel 1997 è consigliere del XIII Municipio, nel 2001 viene eletta al consiglio comunale di Roma, nel 2005 diventa coordinatrice regionale di Forza Italia e l’anno successivo coordinatore nazionale dei giovani del partito. Eletta deputato nelle fila del Popolo della Libertà nel 2008 e poi nel 2013, viene nominata Ministro della Salute da Enrico Letta nell’aprile 2013 (anno in cui passa al Nuovo Centrodestra, Ncd), e confermata anche da Matteo Renzi nel febbraio 2014.

Cavalli di battaglia

Uno dei momenti difficili è stato quello legato al “Fertility Day”. Ma la Lorenzin ha anche legato il suo nome al Piano per la Prevenzione della Corruzione in Sanità e al ddl per il riordino delle professioni sanitarie. Uno dei cavalli di battaglia, e capitolo ancora aperto, è l’aggiornamento, dopo ben 15 anni, dei nuovi Livelli essenziali di assistenza, che prevederanno anche la fecondazione assistita eterologa tra le prestazioni a carico della sanità pubblica.

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