Economia sanitaria News

90 milioni in più per il sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia

90 milioni in più rispetto allo stanziamento iniziale dello scorso anno – 45 milioni in più, tenendo conto dell’assettamento di bilancio – per un totale di più di 2 miliardi e 200 milioni di euro. Sono questi i numeri che la legge di stabilità per il 2017 riserva al sistema sanitario dei Friuli Venezia Giulia: ospedali, servizi sul territorio, prevenzione, emergenza, medici di famiglia. Dunque, anche nel 2017 più della metà delle risorse a disposizione della Regione viene assorbita dai servizi per la salute.

Gli obiettivi per il 2017

L’obiettivo, a detta dell’assessore alla salute Maria Sandra Telesca, è governare la spesa, garantire la sostenibilità dei conti, utilizzare le risorse sempre e comunque dove servono per offrire ai cittadini servizi sempre più capillari, efficienti, innovativi e far fronte alle nuove sfide rappresentate da una popolazione che tende ad invecchiare, con la necessità di far fronte a malattie croniche e a pluripatologie. “Come previsto anche dalle linee di gestione della sanità per il 2017, in attuazione della legge di riforma del settore anche il prossimo anno – ha sottolineato l’assessore – proseguirà il potenziamento della sanità territoriale, con l’avvio di altri Centri per l’assistenza primaria (Cap) e l’aumento degli infermieri di comunità nelle aree più lontane dalle città. E si svilupperà il progetto di odontoiatria sociale. Maggiori risorse andranno ai servizi di emergenza, con più mezzi e più personale. Poi c’è la partita, importante, dei nuovi farmaci, più efficaci ma più costosi: quelli oncologici e quelli per combattere l’epatite C“.

Inoltre con queste risorse si è deciso di anticipare nuove prestazioni che saranno inserite in ambito nazionale nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), quali aumento dell’offerta vaccinale, ampliamento dello screening neonatale e fecondazione eterologa.

Nuove anche sul sul fronte delle politiche sociali: il 2017 vedrà conservate tutte le poste, come l’aumento, già introdotto nel 2016, sugli asili nido e un incremento del Fondo per l’autonomia possibile, che va nella direzione di favorire sempre di più la domiciliarità, cioè la possibilità anche per le persone non autosufficienti di stare a casa, evitando per quanto possibile la necessità di dover ricorrere a strutture di assistenza.

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