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Bisogni Educativi Speciali: un sostegno agli alunni e alle famiglie

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha da tempo sostenuto che la salute non può essere concepita come semplice assenza di malattia, con questa prospettiva, il contesto sociale è nettamente cambiato, l’attenzione è, ad oggi, sul concetto di Bisogno Educativo Speciale come concetto globale e in continuo divenire.

Cosa significa Bisogno Educativo Speciale?  

Da fine 2012, nelle scuole italiane si comincia a sentir parlare di BES, cioè di quei bambini/ragazzi che hanno dei Bisogni Educativi Speciali. Grazie ad una direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, il MIUR ha introdotto il riconoscimento degli alunni BES: “ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.” È stato evidenziato che per alcuni studenti, anche in assenza di disabilità conclamate, il percorso di apprendimento scolastico possa essere più complesso e difficoltoso rispetto ai compagni, in questi casi emerge l’importanza del riconoscimento dei BES, in questo modo viene esteso a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, richiamandosi espressamente ai principi della Legge 53/2003. Il MIUR ha identificato tre sotto-categorie di alunni con BES:

  1. alunni con disabilità, per il cui riconoscimento è necessaria la presentazione della certificazione ai sensi della legge 104/92;
  2. alunni con disturbi evolutivi come: DSA, Deficit del Linguaggio, Deficit delle abilità non verbali, Deficit della coordinazione motoria, ADHD;
  3. alunni con svantaggio sociale, culturale e linguistico.

I BES rappresentano rilevatori di dinamiche relazionali e attivatori di risposte individuali al disagio psichico, così da renderli evidenti. La famiglia con bambini BES è uno spaccato di famiglia “normale”, dove gli eventi stressanti mettono in rilievo quelle caratteristiche comuni alle difese dei sistemi umani di relazione, in maniera così evidente da non passare inosservati. Quando si parla di Bes, in un’ottica sistemica, si pone l’attenzione sullo studio della famiglia,tratteremo, seppur brevemente, una tematica molto complessa e ancora poco conosciuta, così da offrire un contributo al percorso di analisi della famiglia di fronte ai BES. La diagnosi di BES si ripercuote nella vita del soggetto stesso, nell’equilibrio della coppia e nello sviluppo dei fratelli, influenzando così l’evoluzione e l’adattamento dell’intera famiglia. Nella maggior parte delle famiglie oggi la nascita dei figli è un evento previsto e scelto; nelle famiglie con un figlio BES, specie se primogenito, le prospettive di sviluppo familiare e la progettualità generativa sono o diventano diversi. Numerosi sono i fattori che incidono sulla scelta di avere altri figli, solo per citarne alcuni ed in base a questi la coppia deciderà il futuro sviluppo di tutta la famiglia. Se invece, alla nascita del bambino BES, sono già presenti in famiglia altri figli, anche per loro, a seconda della loro età, sarà necessario ridefinire la propria posizione all’interno della famiglia. La famiglia viene considerata come un sistema in continua evoluzione che tende, tuttavia, a conservare una propria identità; le reazioni dei diversi membri di una famiglia alla nascita di un bambino portatore di handicap risultano molto differenziate. I sentimenti e gli atteggiamenti dei genitori e degli altri familiari hanno notevoli conseguenze anche sulla vita del bambino, soprattutto quando i genitori vivono il conflitto con forti sensi di colpa e vergogna, alternando in modo ambivalente accettazione e rifiuto. Spesso i più profondi valori su cui si regge la convivenza civile sono messi in crisi dalla realtà BES: la parità dei diritti dei cittadini, il loro diritto ad una qualità della vita, il diritto all’istruzione, al lavoro, all’autonomia, alla salute sono un problema; l’organizzazione sociale è fatta per i sani e perfino la comunità più desiderosa di facilitare l’integrazione fatica a conseguire i suoi scopi.

A cura di Giulia Liperini, Chiara Paoli, Alessandra Testi

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