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Quale futuro per il Sistema sanitario nazionale?

Sistema sanitario nazionale, nell'immagine la bandiera italiana rappresentata come un muro in pezzi e davanti uno stetoscopio
Il dibattito all'aula magna del Centro Congressi Federico II

Uno sguardo approfondito su quello che sarà il futuro della sanità in Italia. Il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli e la Fondazione Muto ETS aprono una porta sul domani dell’assistenza pubblica con un dibattito che, non a caso, si muoverà sul tema “la sanità italiana: omogeneità e differenziazione”. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di discutere di autonomia differenziata, mettendo in luce le potenziali ripercussioni che potrà avere sugli assetti del sistema sanitario italiano.

Diritti a rischio

I contributi tecnici si concentrano su questioni decisive per il prossimo futuro e che stanno alimentando un acceso dibattito a livello scientifico, tecnico e politico. Particolare attenzione è riservata alle criticità emerse nell’attuazione dell’art. 116, co. 3 della Costituzione, in relazione alla tenuta del principio di eguaglianza, della coesione territoriale e della garanzia dei diritti fondamentali. Due le sessioni previste: quella mattutina, intitolata “Servizio Sanitario Nazionale e differenziazione”, è presieduta e introdotta da Sandro Staiano, Presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti e Coordinatore dell’Osservatorio sul Regionalismo Differenziato. La sessione pomeridiana, intitolata “Il futuro del servizio sanitario: visioni a confronto,” è moderata da Ottavio Ragone, direttore de “La Repubblica Napoli”.

Vantaggi e svantaggi

Staiano ricorda come “il settore sanitario è quello che corre i maggiori rischi di disarticolazione, con la conseguente perdita dei suoi caratteri connotativi che, oltre ad aver retto a lungo, lo hanno reso migliore di altri in Europa. Frammentando il SSN, attraverso un eccesso di ruolo riconosciuto alle Regioni, o ad alcune Regioni, perderemmo numerosi vantaggi. Il settore della sanità, in passato, è stato già ampiamente segnato dalla dislocazione di potere verso le Regioni e questo processo non ha dato sempre i frutti sperati. Attraverso l’autonomia in materia sanitaria è stato possibile per alcune Regioni di perseguire proprie politiche sanitarie, di puntare tutto sulle privatizzazioni dei servizi e di indebolire in maniera consistente la medicina territoriale, con conseguenze molto gravi per il SSN. Consideriamo, ad esempio, quanto è accaduto in Lombardia durante la pandemia, dove il sistema, più che in altre realtà, non è stato in grado di reggere l’impatto del Covid. Oggi, un’ulteriore dislocazione dei poteri sarebbe incomprensibile”.

Disuguaglianze 

Altro tema è quello sollevato da Anna Maria Poggi, Professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Torino. «Le due Regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata sono Veneto e Lombardia, ed entrambe si trovano nel primo quartile di garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Ciò significa che, secondo i dati riportati nel Report GIMBE 2023, riescono a garantire ai residenti sul loro territorio quasi il 90% dei livelli essenziali di assistenza previsti a livello ministeriale. Se viene meno la leva centrale della redistribuzione da parte dello Stato vi è da chiedersi quali garanzie avranno i cittadini delle Regioni che riescono a soddisfare il 60% o meno dei livelli assistenziali. Tra queste vi sono la Puglia (67,5%), la Valle d’Aosta (63,8%), la Calabria (59,9%), la Campania (58,2%) e la Sardegna (56,3%) – continua Anna Maria Poggi. – Come lo Stato potrà allocare risorse alle Regioni che, al momento, forniscono poco più del 50% di servizi di quanto invece dovrebbero garantire? Il d.d.l Calderoli è condivisibile, dunque, nella parte in cui subordina il regionalismo differenziato alla fissazione dei livelli essenziali, ma rimane il tema delle risorse con cui questi si finanzieranno”.

L’appuntamento

L’evento si tiene giovedì 12 ottobre 2023, dalle 10 alle 17, presso l’Aula Magna del Centro Congressi Federico II, situato in via Partenope, 36, a Napoli. Ad aprire i lavori della giornata saranno la presenza ed i saluti di Roberto Muto, Presidente della Fondazione Muto ETS, di Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, del Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, del Rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito, e del Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, Bruno Zuccarelli.

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