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Dialisi peritoneale, intesa per un PDTA

Dialisi peritoneale
in Campania sono circa 5.000 i pazienti che hanno bisogno di ricorrere alla dialisi, per un costo di oltre 200 milioni di euro l’anno

Aumentare il numero di pazienti trattati a casa con la dialisi peritoneale. È questo l’impegno concreto che è emerso dall’incontro tenutosi alla Sala degli Affreschi “Sant’Andrea delle Dame” dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, incontro che ha visto a confronto nefrologi, rappresentanti delle istituzioni regionali e le principali associazioni di pazienti. Il dibattito, voluto dal direttore generale dell’A.O.U. L. Vanvitelli Ferdinando Russo e dal professor Luca De Nicola (direttore della U.O. Nefrologia e Dialisi del policlinico Vanvitelli), si è concluso con l’intesa di creare entro il 2024 un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) valido a livello regionale grazie al quale superare gli ostacoli che ad oggi rendono irrealizzabile questa opportunità per la maggior parte dei pazienti affetti da malattia renale cronica in fase dialitica.

Qualità di vita

Il direttore Ferdinando Russo spiega che «aumentare il numero dei pazienti in dialisi peritoneale sarebbe una vittoria per tutti», perché questa metodica «garantisce una migliore qualità di vita, una maggiore sopravvivenza alla malattia renale cronica e un risparmio per il sistema sanitario». E a confermarlo sono i numeri: ad oggi in Campania sono circa 5.000 i pazienti che hanno bisogno di ricorrere alla dialisi, per un costo di oltre 200 milioni di euro l’anno. Si consideri infatti che i costi complessivi a carico del Servizio sanitario regionale sono di circa 50.000 euro l’anno per ciascun paziente in emodialisi e poco meno della metà (20.000 euro circa) per i pazienti in dialisi peritoneale, prestazione che peraltro si pratica al domicilio.

Telemedicina 

«A differenza dell’emodialisi – chiarisce poi il professor Luca De Nicola, che è anche Presidente eletto della Società Italiana di Nefrologia – la dialisi peritoneale può essere praticata durante la notte o nel corso di normali attività quotidiane, inoltre è una dialisi efficace, più fisiologica e che non fa perdere la diuresi». Grazie a sistemi di telemedicina, oggi è anche possibile per i nefrologi ospedalieri verificare in tempo reale i valori dei pazienti e, se necessario, apportare modifiche al trattamento.

Il dibattito

«Si tratta a tutti gli effetti di una prestazione ospedaliera a domicilio, con tutti i benefici che questo comporta in termini di salute e di vita sociale e lavorativa», ha evidenziato il dottor Ugo Trama (Direttore U.O.D. Politica del Farmaco e Dispositivi Regione Campania) che all’incontro ha rappresentato le istituzioni regionali. Il dibattito è stato particolarmente proficuo anche grazie all’intervento del direttore generale del San Pio di Benevento (Maria Morgante) e dei direttori sanitari Pasquale Di Girolamo Faraone (A.O.U. Vanvitelli), Gaetano D’Onofrio (AORN Cardarelli) e Roberto Alfano (San Pio di Benevento, docente di Chirurgia all’Ateneo Vanvitelli, – precedentemente direttore della U.O.C. Programmazione strategica dell’A.O.U. Vanvitelli).

Gli obiettivi

Grazie a questo importante confronto sono emersi 4 punti sui quali intervenire per cambiare radicalmente lo scenario: in primis servirà una migliore informazione dei pazienti che necessitano terapia dialitica; inoltre sarà essenziale cambiare il percorso amministrativo che oggi è troppo complesso, sia per i pazienti sia per i nefrologi; e ancora, si dovrà consentire ai nefrologi ospedalieri di prescrivere direttamente (ossia tramite ricetta dematerializzata) i trattamenti; e, infine, si dovrà al più presto arrivare al pieno riconoscimento per le Nefrologie ospedaliere delle attività svolte quotidianamente con i pazienti in dialisi peritoneale.

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