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Tumore della mammella, cure sempre più efficaci

Tumore al seno, l'importanza della prevenzione
Negli ultimi 20anni sono aumentate le diagnosi precoci, anche le terapie sono più mirate e portano ad una maggiore sopravvivenza

Complice una crescente attenzione alla prevenzione, negli ultimi 20 anni le diagnosi precoci di tumore della mammella sono aumentate. Di per se questa è già una buona notizia, ma non basta. Perché alle donne colpire dal cancro al seno bisogna dare più di una speranza, si deve dare una cura. Ed è proprio su questo versante che nel tempo si sono avuti i migliori risultati, tanto che oggi la sopravvivenza delle donne a cui viene diagnosticata questa malattia continua ad aumentare. In Italia questo si traduce in numeri importanti. Il primo dato da valutare è quello della prevalenza. Ogni anno il tumore della mammella viene diagnosticato a circa 50mila donne. Si consideri che nel 1997 la sopravvivenza a 5 anni era del 74%, oggi si avvicina al 90% e vede l’Italia in prima linea tra i paesi Europei. Questa tendenza estremamente positiva non riguarda però le pazienti di età superiore ai 70 anni. Infatti mentre globalmente la mortalità si è ridotta dell’1.3% l’anno, questo dato nelle donne anziane si ferma allo 0.4%. Il problema è di grande rilevanza se si considera che in Italia ogni anno il tumore della mammella colpisce oltre 17mila donne di età superiore ai 70 anni e che attualmente nel nostro paese vivono più di 240 mila donne anziane alle quali è stata diagnosticata questa patologia. Va ancora peggio se si pensa alle donne che si ammalano di tumore al seno da giovani e poi hanno una recidiva in età avanzata.

Una popolazione sempre più anziana

Le cause sono diverse e vanno da un non adeguato “inquadramento” dello stato di salute della paziente a una ridotta rappresentazione della stessa negli studi clinici con conseguenti limitate evidenze nell’applicare le innovazioni terapeutiche nella pratica clinica. Temi questi che sono in discussione in questi giorni in Toscana per il «Primo incontro nazionale sul trattamento della paziente anziana affetta da carcinoma mammario», diretto dalla dottoressa Laura Biganzoli che parla di un «invecchiamento progressivo della popolazione, che porterà nel 2050 ad avere in Italia il 35,9% di ultrasessantenni». E visto che In questo contesto l’età rappresenta il principale fattore di rischio di tumore della mammella si assisterà a una crescita esponenziale del numero di donne sopra i 70 anni a cui viene diagnosticata la patologia. «Diventa quindi fondamentale – avverte al dottoressa – muoversi su più settori. Due punti fondamentali sono migliorare l’approccio alla paziente anziana e aumentare l’evidenza dei trattamenti».

Studi clinici ad hoc

Per aumentare l’evidenza dei trattamenti è fondamentale promuovere studi clinici specificatamente condotti nelle pazienti anziane e abbattere l’età come criterio di esclusione da studi clinici condotti nella popolazione generale, rendendo così possibile condurre analisi di sottogruppo nella popolazione anziana. Un altro importante strumento è quello di creare tavoli di lavoro, con esperti del settore, per condurre una analisi critica della letteratura e produrre quella che viene chiamata una expert opinion. «Questo – precisa la dr.ssa Biganzoli – abbiamo fatto in EUSOMA (European Society of Breast Cancer Specialists) in collaborazione con la SIOG (International Society of Geriatric Oncology), producendo delle ‘Raccomandazioni sul trattamento della paziente anziana affette da carcinoma della mammella’ che sono state pubblicate sulla rivista Lancet Oncology, e questo vogliamo fare anche in questi due giorni di congresso».

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