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Effetti del lockdown su bambini e adolescenti con disturbi psichiatrici: lo studio

positività e varianti

Il lockdown ha avuto un grande impatto su tutta la popolazione, ma bambini e adolescenti con problemi psichiatrici e neurologici sono stati i più colpiti dagli effetti negativi dell’isolamento: questo è quanto è emerso dagli studi presentati da IRCSS Fondazione Stella Maris, condotti su un campione di circa 700 famiglie italiane.

L’indagine, diretta dalla  Prof.ssa Roberta Battini, è stata condotta dai medici della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pisa, presso la sede dell’IRCCS Stella Maris.

Il campione analizzato

Lo studio è stato eseguito su un campione di 700 famiglie, tutte italiane, con una maggiore presenza di nuclei familiari toscani.  Per lo studio di comparazione invece sono stati selezionati circa 200 pazienti (1-18 anni). La ricerca ha previsto infatti che, per questo sottogruppo del campione, venisse somministrato ai genitori – durante il lockdown – un questionario per valutare il livello di stress nei minori. Lo stesso questionario era stato somministrato alle stesse famiglie 6 mesi prima, in una situazione pre-pandemia.
La comparazione dei questionari pre e post-pandemia ha permesso agli studiosi di valutare gli effetti del lockdown su bambini e adolescenti con disturbi psichiatrici e neurologici, rilevando una notevole crescita di tali disturbi in quella fascia di popolazione:

1) Nei pazienti d’età compresa tra i 6 e i 18 anni si è rilevato un aumento della sintomatologia ossessiva-compulsiva, dei comportamenti correlati a un disturbo post-traumatico da stress e di alterazione del pensiero.

2) Nei bambini d’età compresa tra 1 e 5 anni è stato evidenziato un aumento della sintomatologia ansiosa e le lamentele somatiche come mal di testa e mal di pancia.

Il ruolo della teleriabilitazione

Attraverso lo studio si è cercato di comprendere il ruolo della teleriabilitazione come presidio per assicurare la continuità terapeutica nel corso del lockdown.
In generale, è emerso che:

1) c’è stata una grande riduzione dei trattamenti in presenza nelle diverse Regioni
2) c’è stata una inevitabile riduzione di frequenza di tutte le tipologie di trattamento
3) alcuni interventi terapeutici (logopedia e psicomotricità) sono stati assicurati grazie alla  teleriabilitazione.

Attraverso l’indagine si è osservato che la teleriabilitazione non ha potuto avere avuto lo stesso valore dei trattamenti in presenza, in parte perché attivata in modalità ancora sperimentale, in parte per la scarsa disponibilità di strumenti informatici delle famiglie stesse.

I dati emersi dalla ricerca sono ancora in fase di valutazione: non sono stati ancora considerati, infatti, l’impatto di elementi come il contesto socio-economico delle famiglie o la compresenza di patologie pregresse e il loro peso sulle variazioni sintomatologiche rilevate.

Leggi anche: Pandemia: a rischio salute mentale di bambini e adolescenti

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