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Epatite C, si stima sommerso di 250-300mila casi

Epatite C

Con i nuovi farmaci antivirali, oggi l’epatite C si può eradicare, senza effetti collaterali e in poche settimane. In questi anni in Italia sono state trattate oltre 250mila persone, ma si stima che resti un sommerso di altri 250-300mila casi circa. Secondo gli studi, sarebbe da ricercare soprattutto tra popolazioni chiave come detenuti e tossicodipendenti. A queste e alle coorti di età dei nati tra il ’69 e l’89 sono stati riservati i fondi per gli screening stanziati nel 2020, il cui utilizzo, ritardato dalla pandemia, sta entrando nel vivo proprio in questa fase. Tuttavia, i medici di famiglia auspicano una proroga e un allargamento alle classi d’età più anziane.

La campagna Simg

“In questi mesi sono partiti molti dei programmi di screening varati dalle Regioni, ma devono essere ulteriormente implementati per sensibilizzare le persone sul fatto che l’infezione può rimanere a lungo latente”. Lo ha sottolineato Alessandro Rossi, Presidente eletto SIMG. Per questo lanciamo una grande campagna di salute pubblica volta a far emergere il sommerso. Oltre che alla popolazione, ci rivolgiamo alla Medicina Generale, che ha il compito di informare il paziente del diritto a un test gratuito e deve comunicare i rischi di cirrosi e di epatocarcinoma che si corrono con questa infezione. La SIMG darà azioni di supporto ai Medici di Medicina Generale. Stiamo proseguendo e incrementando i progetti di formazione, con quattro webinar organizzati insieme alla Società italiana di Malattie Infettive che si svolgeranno nel 2024. Produrremo anche un white book, una breve pubblicazione con Linee Guida aggiornate per presa in carico e trattamento dei pazienti con HCV. Infine, stiamo progettando dei sistemi informatici per agevolare gli screening e il linkage-to-care”.

Nel 2023, grazie ai programmi di screening, sono stati fatti i test su circa 1 milione di persone, rilevando circa 10mila infezioni attive da Epatite C. Inoltre, secondo recenti studi in Italia negli ultimi dieci anni è stato persistente il rischio di trasmissione dell’infezione da Epatite C in pazienti sottoposti a procedure invasive o microinvasive negli ospedali.

Epatite C, i dati dello screening

“Dai risultati dello screening gratuito dell’Epatite C del primo semestre dell’anno 2023 risulta che sono stati testati circa 860.470 persone della popolazione generale, rilevando oltre 1300 infezioni attive da HCV”. Lo ha spiegato la Prof.ssa Loreta Kondili, Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità, durante la presentazione della nuova campagna. “Gli screening sulle popolazioni chiave (utilizzatori di sostanze , detenuti) – ha continuato – hanno rilevato circa 8mila e 700 positività su oltre 100mila test. In totale, dunque, sono stati accertati quasi 10mila casi di HCV su un totale di circa un milione di individui testati, per una prevalenza dell’1%”.

“Urge dunque – ha ribadito – implementare lo screening in tutte le fasce d’età. È molto importante che questo processo avvenga rapidamente, poiché uno screening immediato evita nuovi contagi. In 10 anni si rischiano oltre 12mila morti HCV correlati, circa 6mila casi di cancro del fegato, altrettanti di insufficienze epatiche e serie manifestazioni extraepatiche provocate o peggiorate dall’infezione da epatite C. Serve grande attenzione anche per le popolazioni vulnerabili e marginalizzate, in particolare per la chi utilizza sostanze. Nella relazione parlamentare del 2023, riferita al 2022, solo il 20% circa di questa popolazione è stato testato, nonostante lo screening gratuito e fortemente raccomandato. L’Italia rischia dunque conseguenze cliniche ed economiche rispetto ai rischi dell’Epatite C non diagnosticata e trattata, rischi che oggi sono diminuiti grazie alla cura di oltre 255mila persone diagnosticate, il numero più alto di trattamenti in Europa”.

Anziani più a rischio 

“Come rilevato dalle analisi dell’Istituto Health Search di SIMG, molti dei pazienti con Epatite C sono anziani e con varie comorbidità – ha evidenziato Ignazio Grattagliano, Vicepresidente SIMG. Dopo aver eradicato il virus, vi possono essere diversi casi, in cui il medico di famiglia è fondamentale. Chi aveva una malattia lieve resta in carico alla medicina generale per un monitoraggio. Chi aveva una malattia avanzata deve essere sottoposto a un controllo condiviso tra il medico di famiglia e lo specialista. Chi eradica l’epatite ma mantiene altre malattie di fegato come steatosi epatica metabolica continua ad essere portatore di un danno epatico costante, a cui si possono affiancare altre comorbidità come diabete, ipertensione. Questi pazienti necessitano pertanto di un’attenzione particolare per la fragilità intrinseca”.

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