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Linfedema secondario al tumore, rischi e cure in Italia

linfedema, una dottoressa visita il braccio di una donna giovane che indossa un maglione a collo alto
Secondo i dati raccolti da OMAR, in Italia ogni anno si registrano 40mila nuovi casi di linfedema. Di questi, almeno la metà interessa pazienti sottoposti all’asportazione di linfonodi per via di un tumore.

Il linfedema è una patologia che provoca un aumento di volume degli arti, braccia o gambe, e più raramente dei genitali. Nella maggior parte dei casi, il linfedema è secondario a interventi di asportazione dei linfonodi, la linfoadenectomia ascellare o inguinale, ma esistono anche forme congenite o infettive o post-traumatiche.

World Lymphedema Day, iniziativa al Gemelli

Il 6 marzo, ricorre il World Lymphedema Day, la giornata mondiale del linfedema. Al Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma si svolge la prima edizione del Lymphedema Day SICPRE, evento itinerante organizzato dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica. L’iniziativa nasce per informare e sensibilizzare su questa malattia che provoca l’aumento del volume di un arto per alterazione del sistema linfatico. Il Chair dell’evento è la Professoressa Marzia Salgarello, chirurgo plastico ricostruttivo presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRRCS e Presidente di Beautiful After Breast Cancer (BABC) Italia Onlus. Si parlerà in particolare del linfedema secondario al tumore al seno, con l’obiettivo di informare le pazienti sui rischi e le possibili cure. Oltre a medici, fisioterapisti e fisiatri, intervengono anche pazienti che praticano canottaggio e dragon boat, due discipline da consigliare in caso di linfedema, e le associazioni delle pazienti: Beautiful After Breast Italia Onlus, Associazione Melavivo e la LILT. L’evento potrà essere seguito anche online, dalla pagina Youtube della SICPRE.

I numeri del linfedema

“Secondo i dati raccolti da OMAR, Osservatorio Malattie Rare, in Italia ogni anno si registrano 40mila nuovi casi di linfedema. Di questi, almeno la metà interessa pazienti sottoposti all’asportazione di linfonodi in seguito all’insorgenza di tumori. Tale asportazione determina poi stasi linfatica e quindi gonfiore cronico delle braccia e delle gambe – spiega la presidente della SICPRE, Dottoressa Stefania de Fazio, che sarà presente all’evento – L’incidenza è in crescita. Anche per questo la SICPRE, l’unica società di chirurgia plastica riconosciuta dal Ministero della Salute, ha deciso di declinare anche per questa patologia il format di eventi itineranti, come il BRA Day SICPRE, il Post Bariatric Day SICPRE e il Summit sulle Mutilazioni genitali femminili, dando la parola a specialisti, pazienti e associazioni”.

Linfedema, complicanza post intervento 

“Il linfedema dell’arto superiore è una complicanza non rara degli interventi di mastectomia e svuotamento ascellare per carcinoma della mammella. È una malattia cronica e ingravescente. Questo vuol dire che accompagnerà la paziente per tutta la vita. Oggi però possiamo fare molto per il linfedema, sia grazie a terapie fisiche, che vedono fisiatri e fisioterapisti in prima linea con la fisioterapia decongestiva, il bendaggio e l’utilizzo di un indumento compressivo su misura che va cambiato ogni 6 mesi, sia grazie alla chirurgia plastica. L’obiettivo è scaricare la linfa verso la radice dell’arto”, spiega la Professoressa Marzia Salgarello.

Primo passo, controllo del peso

“Il primo passo per la cura del linfedema è il controllo o la riduzione del peso corporeo – prosegue la professoressa. Ogni terapia, poi, deve essere personalizzata sul singolo paziente. Se occorre, s’interviene con la chirurgia microscopica di altissima specializzazione, con incisioni di circa 2 centimetri, paragonabili ai tagli praticati per togliere un neo. L’impatto sul paziente è perciò minimo. In una persona sana la linfa viene scaricata nel sangue venoso dopo un lungo percorso che attraversa i canali linfatici di tutto il corpo ed i linfonodi fino al collo. Dopo l’asportazione dei linfonodi per terapia oncologica, la linfa non può essere scaricata e pertanto “intasa” i tessuti dell’arto interessato, l’intervento chirurgico mira quindi a riconoscere i piccoli vasi linfatici ancora funzionanti, e creare un bypass per riversare la linfa nella piccola vena. Nelle pazienti con linfedema si anticipa il ritorno della linfa nelle vene proprio grazie a questi bypass. Un’altra possibilità chirurgica è il trapianto dei linfonodi da una sede all’altra. Ma questa è una chirurgia più elaborata anche per il paziente da applicare in casi selezionati”, continua la Professoressa Salgarello.

Prevenzione e cure 

“Il linfedema è una patologia che è stata a lungo trascurata. Ancora oggi molte donne la accettano senza nemmeno segnalarla al medico. Il linfedema è una sequela che può essere trattata con terapie fisiche quali il linfodrenaggio e l’elastocompressione o, in casi selezionati, con tecniche microchirurgiche che consentono di evitare situazioni drammatiche che purtroppo ancora vediamo. Ecco perché come BABC Italia Onlus abbiamo l’importantissimo ruolo di parlare alle pazienti e sensibilizzarle sul linfedema in modo da poterlo curare e prevenire. Conoscendo la patologia, infatti, in molti casi c’è la possibilità di prevenirla, concentrando l’attenzione sul braccio: in seguito a linfoadenectomia (e specie nei casi di radioterapia dell’ascella) il braccio va trattato con estrema delicatezza, come se fosse di cristallo. Ciò vuol dire, ad esempio, evitare iniezioni. In caso di prelievi di sangue per controlli di routine si devono utilizzare vie di accesso alle vene di altre sedi. Non si deve sottoporre il braccio a traumi, né sollevare pesi. Vanno invece incoraggiati gli esercizi specifici che, almeno all’inizio, devono essere consigliati dal fisioterapista. Inoltre, è necessaria la consulenza del fisiatra per ricevere indicazioni farmacologiche e dietetiche”.

Team multidisciplinare 

Il trattamento del linfedema secondario, conseguenza del tumore al seno, necessita di un approccio multidisciplinare e delle figure del fisiatra e del fisioterapista. “Proprio per questo, sono ormai entrati a far parte a pieno titolo delle breast unit”, sottolinea la Professoressa Adriana Cordova, Professoressa Ordinaria di Chirurgia Plastica presso l’Università di Palermo, Responsabile dell’ U.O.C di Chirurgia Plastica Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Giaccone di Palermo e membro del direttivo della BABC Italia. La Onlus è parte di un progetto internazionale, infatti la Fondazione Beautiful After Breast Cancer nasce infatti nel 2010 in Belgio come organizzazione internazionale multidisciplinare, il cui obiettivo è di aiutare le pazienti che hanno avuto diagnosi di tumore al seno a ricostruire la propria vita. 

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