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Dispositivi Medici, cresce export, calano investimenti in ricerca. Sfide della sanità

Assemblea Confindustria Dispositivi Medici
L’associazione chiede una nuova governance che superi il payback e il prelievo dello 0,75% e promuova politiche industriali dinamiche e attrattive. Una strategia che migliorerebbe le cure per i pazienti e la sostenibilità del SSN.

L’assemblea pubblica “Insieme per la sanità del futuro”, organizzata da Confindustria Dispositivi Medici, ha messo al centro le sfide per la sanità. L’associazione chiede una nuova governance che superi il payback e il prelievo dello 0,75% e promuova politiche industriali dinamiche e attrattive. Solo un impegno congiunto tra tutti gli attori della salute può garantire un futuro sostenibile per il settore e per l’economia italiana, ha sottolineato il neopresidente, Nicola Barni.

Dati del settore Dispositivi Medici

I numeri confermano una crescente esportazione di dispositivi medici (+3,5%) e un aumento della domanda pubblica di tecnologie mediche (+6,7%). Ciò riflette una maggiore richiesta di salute in una delle popolazioni più longeve al mondo. Tuttavia, il panorama presenta criticità: gli investimenti in R&S diminuiscono del 30,1%, nonostante la presenza di 4.641 aziende e 117.607 dipendenti nel settore. Secondo Confindustria DM il rischio è quello di impoverire il territorio e ridurre il livello di assistenza per i pazienti. Si prevede che entro il 2028, sette aziende su dieci si rivolgeranno a mercati esteri.

Schillaci: settore altamente tecnologico

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento ha puntato i riflettori sull’importanza cruciale dei dispositivi medici nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Ha sottolineato il ruolo fondamentale di questo settore, caratterizzato da un costante progresso tecnologico, che garantisce processi di cura sempre più mirati, meno invasivi, personalizzati e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.

Dispositivi Medici, sfide regolatorie

Tuttavia, dietro il velo di questi progressi, si delineano sfide significative. L’Italia, nonostante ospiti 4.641 aziende e conti 117.607 dipendenti nel settore, sta vivendo una contrazione degli investimenti in ricerca e sviluppo del 30,1%. Una contraddizione che si svela quando si osserva la filiera della salute, ricca di eccellenze in termini di strutture sanitarie e professionisti altamente qualificati.

La mancanza di attrattività del nostro Paese per le imprese rischierebbe di tradursi in una perdita significativa. Secondo le stime di Confindustria DM, nel 2028, ben 7 aziende su 10 si rivolgeranno a mercati esteri a causa di una governance inadeguata e di una politica industriale poco lungimirante. Questo fenomeno potrebbe non solo impoverire il tessuto economico, ma abbassare anche il livello di assistenza per i pazienti, creando un vuoto che l’estero sembra più che disposto a colmare.

Il ministro Schillaci ha affrontato le complessità normative che caratterizzano il sistema italiano, spesso il risultato di mediazioni tra gli Stati dell’UE. Ha annunciato l’intenzione di avviare una riflessione approfondita sulla coerenza del payback con il sistema dei dispositivi medici, considerando anche l’attenzione della Corte Costituzionale su questo tema. L’obiettivo è armonizzare la normativa con le esigenze delle imprese e degli operatori.

Cambio di paradigma

Barni ha insistito sulla necessità di un cambio nella programmazione sanitaria, proponendo di orientarla non più sulle singole prestazioni, ma per patologia. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di riconsiderare i tetti di spesa in base ai bisogni di salute. Fondamentale è anche un approccio al metodo di valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, l’HTA (Health Technology Assessment), che assicuri un accesso rapido alle innovazioni.

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