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Scoperta la chiave dell’eterna giovinezza. Si interessa anche la NASA

Malattie ereditarie, una striscia di DNA

Sconfiggere i segni dell’età, anzi restare giovani in eterno. E’ il sogno dell’uomo sin dai primi esperimenti alchemici. Oggi questo sogno sembra un po’ più vicino, ma non per merito di una pozione magica o di un elisir. Stavolta parlano gli scienziati. Pubblicato sulla prestigiosa rivista «Science», lo studio in questione arriva dall’Australia e identifica un passaggio fondamentale nel processo molecolare che permette alle cellule di riparare il Dna danneggiato.

Verso un trial clinico

In laboratorio gli scienziati australiani hanno trovato la «chiave» che permetterebbe di arrivare a un farmaco rivoluzionario. Un farmaco non solo capace di invertire l’invecchiamento, ma anche di migliorare il processo di riparazione del Dna. Gli esperimenti condotti dal team dell’University of New South Wales suggeriscono, infatti, che è possibile mettere a punto un trattamento per contrastare i danni al Dna da invecchiamento e radiazioni. I risultati di questa ricerca sarebbero tanto promettenti da accelerare i tempi per un trial nell’uomo, che dovrebbe partire entro sei mesi.

L’interesse della NASA

Non bastasse la portata della notizia, a rendere ancor più pepata questa news ci sarebbe, il condizionale è d’obbligo, anche l’interesse della NASA, convinta che la scoperta possa essere determinante per la realizzazione di una missione su Marte. Il meccanismo che sfrutta questa scoperta riguarda il nostri modo di riparare i danni al Dna, che si verificano, ad esempio, ogni volta che ci esponiamo al sole. Gli scienziati hanno scoperto che il metabolita Nad+, naturalmente presente in ogni cellula del nostro corpo, ha un ruolo fondamentale come regolatore delle interazioni proteina-proteina che controllano la riparazione del Dna. Trattare i topi con un Nad+ precursore, un booster chiamato Nmn, migliora la capacità delle cellule di riparare i danni al Dna causati da esposizione alle radiazioni o dalla vecchiaia. «Le cellule dei topi erano indistinguibili da quelle degli animali giovani, dopo una sola settimana di trattamento – ha detto l’autore dello studio David Sinclair -. Siamo vicini come non mai a un farmaco anti-invecchiamento sicuro ed efficace, che forse sarà disponibile sul mercato fra solo 3-5 anni, se i test andranno bene». Non resta che aspettare e stare a vedere.

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