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Curare l’Alzheimer prima che si manifesti

Alzheimer: 40 per cento dei casi di demenza evitabili con prevenzione. Uomo si tiene la testa con le mani

Nel malato affetto dal morbo di Alzheimer la causa che comporta lo sviluppo della demenza degenerativa è presente già anni o addirittura decenni prima che questa si manifesti clinicamente. A ‘innescare’ la malattia è principalmente una proteina, la beta-amiloide, che aggredisce i neuroni. E, in particolare, influiscono i suoi livelli di accumulo sia nel cervello sia nel liquido cerebrospinale.

Il Centro di Neuroscienze di Milano, fondato nel 2014 dall’Università Milano-Bicocca, che si avvale della collaborazione di 300 neuroscienziati afferenti alle università e ai centri di ricerca di Milano e dintorni, ha presentato uno studio secondo cui per diagnosticare il rischio di Alzheimer sarà sufficiente una tomografia ad emissioni di positroni, detta anche Pet, e una puntura lombare.

La prima (una tecnica di medicina nucleare e diagnostica medica utilizzata per la produzione di immagini del corpo) consente infatti di visualizzare l’accumulo di beta-amiloide a livello cerebrale, la seconda a livello di liquido cerebrospinale. Sarà quindi possibile, grazie alla combinazione di questi due “interventi”, prevedere quali siano gli individui a rischio demenza prima che si manifesti la malattia, quando la funzione cognitiva sia ancora normale o solo minimamente deteriorata.

Il passo successivo alla diagnosi potrebbero essere poi cure sperimentali che attualmente coinvolgono pazienti in stadio preclinico o che manifestano i primi sintomi ai quali vengono somministrate molecole capaci di ridurre la produzione di beta-amilioide o, in alternativa, anticorpi prodotti in laboratorio, in grado di determinare la progressiva scomparsa di questa proteina già presente nel tessuto cerebrale.

la memoria della pelle

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