Psicologia

Transessualità, non più una malattia mentale

transessualità, una persona transessuale

Transessuali di tutto il mondo, è l’ora di tirare un sospiro di sollievo: la transessualità non è più una malattia mentale. E’ notizia attuale, infatti, che l’Oms ha rivisto le proprie valutazioni. «L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle condizioni di salute sessuale», spiegano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sottolineando che «è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender».

Un nuovo “capitolo”

La decisione di lasciarla in un capitolo dell’International Classification of Diseases (ICD), spiega ancora l’Oms, nasce dall’esistenza di un notevole bisogno di importanti cure sanitarie che può essere soddisfatto se la transessualità rimane all’interno dell’Icd stesso. La transessualità, spiega Lale Lay, coordinatrice del team che gestisce le problematiche di adolescenti e popolazioni a rischio, è stata collocata «in un capitolo di nuova creazione, per dare spazio a condizioni collegate alla salute sessuale e che non necessariamente hanno a che fare con altre situazioni codificate nell’Icd». Alla base della decisione c’è «l’aver capito che non si tratta di una condizione mentale e lasciare l’incongruenza di genere in quel capitolo avrebbe creato biasimo e condanna» per i transgender, ma «è stato inserito comunque in un altro capitolo» per «garantire l’accesso agli adeguati trattamenti sanitari». Questo potrebbe «portare ad una migliore accettazione sociale degli individui” e, a cascata, “migliorare l’accesso alle cure perché riduce la disapprovazione sociale».

Verso il futuro

Sorprende, a dire il vero, che al decisione dell’Oms sia arrivata solo nel 2018. Ma, meglio tardi che mai. Lo stigma e il pregiudizio, purtroppo, sono ancora oggi ostacoli enormi per chi è costretto a combattere per affermare la propria identità sessuale. Forse ora, grazie anche a questa rivisitazione dell’Oms, sarà un po’ più semplice affrontare il percorso. Anche questo, in fondo, significa muoversi verso il futuro.

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