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Infezioni resistenti agli antibiotici, 214 mila neonati morti per sepsi

Infezioni resistenti agli antibiotici, nella foto una flebo e sullo sfondo sfocato un bambino
Il batterio più comune è il Klebsiella pneumoniae, quasi sempre contratto in ambiente ospedaliero

Nel mondo è ancora alta la mortalità dei neonati per sepsi. Secondo uno studio osservazionale molti neonati muoiono perché gli antibiotici usati per curare le infezioni stanno perdendo la loro efficacia. Lo studio a livello globale è stato condotto tra il 2018 e il 2020.

La sepsi è un’infezione del sangue potenzialmente letale. Ogni anno colpisce 3 milioni di bambini in tutto il mondo. I neonati che muoiono sono 214.000 all’anno, a causa di sepsi resistente agli antibiotici. Succede in particolare nei Paesi a basso e medio reddito.

Lo studio sull’efficacia degli antibiotici

Lo studio ha coinvolto più di 3200 neonati con sepsi in 19 ospedali di 11 diversi Paesi del mondo. I risultati sono stati pubblicati su Plos Medicine. Alla ricerca ha partecipato un gruppo di oltre 80 ricercatori provenienti da quattro diversi continenti.

Per l’Europa, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù ha partecipato come struttura di controllo in termini di qualità rispetto ai Paesi in via di sviluppo inclusi nella ricerca, dove è stata rilevata un’alta mortalità tra i neonati con emocolture positive (in media quasi 1 su 5) e un alto livello di resistenza agli antibiotici.

Lo studio è stato condotto dalla Global Antibiotic Research and Development Partnership (Gardp). Hanno collaborato: l’Università St George’s di Londra, Penta – Child Health Research (rete di ricerca scientifica indipendente sulla salute materno-infantile, con sede a Padova), il Medical Research Council Clinical Trials Unit dell’University College London e l’Università di Anversa.

“Questo studio è stato fondamentale per comprendere meglio il tipo di infezioni che colpiscono i neonati negli ospedali, i germi che le causano, i trattamenti utilizzati e il motivo per cui si registra un così alto numero di decessi. Lo studio ci ha fornito informazioni preziose che ci aiuteranno a progettare meglio gli studi clinici e, in ultima analisi, a migliorare le cure e i risultati clinici dei neonati con sepsi”, ha dichiarato Manica Balasegaram, direttore esecutivo di Gardp. Allo studio hanno partecipato gli specialisti degli ospedali di Bangladesh, Brasile, Cina, Grecia, India, Italia, Kenya, Sudafrica, Thailandia, Vietnam e Uganda.

Infezioni resistenti agli antibiotici

Il batterio più comune è il Klebsiella pneumoniae, solitamente contratto in ambiente ospedaliero. “Se un antibiotico non funziona, spesso il bambino muore. Questa situazione deve cambiare con urgenza. Abbiamo bisogno di antibiotici che coprano tutte le infezioni batteriche”, ha dichiarato Sithembiso Velaphi, primario di pediatria presso il Chris Hani Baragwanath Academic Hospital di Johannesburg, Sudafrica.

Gli scienziati hanno anche sviluppato due strumenti da utilizzare negli studi clinici e nelle unità di terapia intensiva neonatale di tutto il mondo. Il primo è il NeoSep Severity Score, basato su 10 segni e sintomi clinici, che i medici potranno utilizzare per identificare i neonati più ad alto rischio e garantire loro le cure necessarie. Il secondo è il NeoSep Recovery Score, che utilizzando molti degli stessi segni e sintomi clinici, fornirà ai medici informazioni chiave sull’opportunità di intensificare le cure.

“Ci auguriamo che NeoObs sia il primo passo per progettare nel prossimo futuro studi clinici volti a identificare nuovi biomarcatori di sepsi e studiare sicurezza ed efficacia nel tempo di nuovi agenti attivi contro i batteri multiresistenti“, ha sottolineato Maia de Luca, pediatra infettivologa del Bambino Gesù. Lo studio servirà ad aggiornare le linee guida dell’Oms sul trattamento della sepsi nei neonati. I risultati dello studio sono stati utilizzati per progettar NeoSEP1, un trial clinico strategico per trovare trattamenti migliori per le infezioni neonatali nel contesto della crescente resistenza ai trattamenti esistenti.

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