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Scompenso cardiaco, infarto e aritmie: con digitale meno ricoveri

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Intelligenza artificiale, telemedicina e dispositivi indossabili migliorano la salute del paziente, ma "servono una cultura del digitale e un intervento legislativo per favorirne l’uso".

La tecnologia digitale corre in sanità e rivoluziona ogni ambito, tra cui la cardiologia. Intelligenza artificiale, big data, telemedicina e fascicolo sanitario elettronico sono alcuni dei punti da cui fa leva il futuro. In cardiologia, il monitoraggio costante limita infarti, aritmie e lo scompenso cardiaco, che oggi è la prima causa di ricovero in ospedale negli over 65. L’Intelligenza Artificiale analizza i dati, supporta le diagnosi e le terapie.

Scompenso cardiaco prima causa di ricovero over65

In Italia lo scompenso cardiaco colpisce circa 600mila persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa). In Europa la prevalenza è stimata 1.36% tra i 25 e 49 anni, 2.93% tra 50 e 59 anni, 7.63% tra 60 e 69 anni, 12.67% tra 70 e 79 anni e 16.14% oltre gli 80 anni. Nella popolazione generale si stima invece tra lo 0,4 e il 2%, mentre la mortalità è in aumento.

Telemonitoraggio

“Telemonitorare il paziente a domicilio significa inviare ai medici di riferimento continue informazioni su frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturometria in vari momenti della giornata”. Lo ha sottolineato il Dott. Antonino Nicosia, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Giovanni Paolo II, Ragusa, in occasione del convegno “La Cardiologia digitale: una nuova idea di Sanità”. “Lo specialista – ha proseguito – può valutare l’andamento della terapia e intervenire se necessario. Il paziente sarà convocato in ospedale in caso di reali necessità o per controlli regolari. Così si evitano accessi inutili in ospedale e pronto soccorso, ricoveri non necessari, assiepamenti di folle e barelle, riducendo anche la diffusione di infezioni nosocomiali.”

Aritmie e scompenso cardiaco

“Per le aritmie – ha spiegato Nicosia – oltre al classico holter, è possibile vedere la situazione del paziente con dispositivi come defibrillatori, pacemaker, loop recorder che sono collegati con wifi o bluetooth e comunicano prontamente eventuali problemi. La patologia più importante che si giova di queste innovazioni è lo scompenso cardiaco. Grazie al monitoraggio garantito da queste device e alle immediate comunicazioni si possono cogliere precocemente i segnali di un riacutizzarsi della patologia evitando una riospedalizzazione. Tuttavia, resta un problema di sottoutilizzo di queste risorse. In Sicilia la telemedicina si usa al 15-18%; in regioni più all’avanguardia si arriva al 30% circa. Cifre ancora molto basse rispetto alle potenzialità di queste risorse”.

Intelligenza artificiale

Le applicazioni delle innovazioni tecnologiche agevolano diagnosi precoci e medicina personalizzata. “La cardiologia spazia da strumenti semplici come il fonendoscopio a interventi complessi come le valvole transcatetere, e sono tutti impattati dalla digitalizzazione.” Lo ha ribadito il Prof. Italo Porto, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università di Genova. “Con l’Intelligenza Artificiale – ha continuato – ad esempio, possiamo analizzare un’amplissima mole di dati. Oggi valutiamo questi dati sulla base di un progetto mentale e analizziamo quelli che ci interessano per un determinato scopo. Ciò però riduce l’accesso ad alcune informazioni, che restano nascoste nella massa di dati. L’IA, non avendo un’idea preconcetta (il cosiddetto “black box”), permette una visione più ampia. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli”.

Dispositivi indossabili 

“Vi sono poi i dispositivi indossabili – ha ricordato Porto– che sono già a disposizione di tutti noi. Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici. Servono ancora dei passi avanti. Manca una cultura del digitale, sia tra gli utenti che tra gli operatori, che è fondamentale per governare la tecnologia, visto che chi la utilizza deve essere più smart della tecnologia stessa. Inoltre – ha concluso – è necessario anche un apporto legislativo e un contributo delle società scientifiche per definire la gestione dei dati, il regolamento della privacy, le misure di sicurezza e, non ultima, la cornice etica”.

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