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Screening per tumore, «aboliamo il ticket»

donne, un medico donna

La regione Campania deve fare un nuovo cambio di passo: «Ambulatori assistenziali per ammalati di tumore aperti anche nel fine settimana. E gestiti da medici di medicina generale, assieme agli infermieri delle Asl». A chiederlo è il segretario FAVO per la Regione Campania Sergio Canzanella dopo la deliberazione dei commissari ad acta della Rete Oncologica Campana – ROC – dello scorso ottobre, che è andata a colmare una lacuna pluriennale nella struttura sanitaria regionale. Con vantaggi per il paziente dalla qualità delle prestazioni, alla possibilità per ogni cittadino, anche se proveniente da altre regioni, di accedere alla Rete, equità nell’accesso al servizio per tutti i cittadini. «Questi ambulatori – spiega Canzanella – potrebbero confermarsi un circuito sanitario territoriale consolidato, a cui i cittadini faranno sempre più riferimento». Ma per rendere ancora più competitivo il servizio sanitario per i campani, soprattutto in tema di prevenzione, il segretario di FAVO Campania propone al presidente della Regione Vincenzo De Luca l’abolizione del ticket sanitario per gli anni 2017/2019 per gli esami riguardanti la prevenzione del tumore al seno e dell’ovaio per le donne ad alto rischio con mutazione eredo-familiare (BRCA 1 e 2) individuate tramite lo screening genetico.

Gli screening

Il tema della prevenzione e degli screening, centrale in tutti i sistemi sanitari regionali, in Campania è da sempre al centro di moltissime polemiche. Secondo molti medici di medicina generale, infatti, troppo spesso i progetti di prevenzione non trovano riscontri sufficienti sul territorio. Allarmanti i dati: nel 2015 in Italia ci sono state 363 mila nuove diagnosi di tumore, il 54% fra gli uomini e il 46% fra le donne. Il dato confortante è che le percentuali di guarigione sono migliorate: il 63% delle donne e il 57% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Il merito è da ascriversi soprattutto della maggiore adesione alle campagne di screening per individuare precocemente la malattia. Ma nella nostra regione c’è da lavorare molto: solo il 7% della popolazione ha beneficiato degli screening gratuiti curati dalle Asl.

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