Bambini

Test antigienici, meno attendibili nei bambini

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Un lavoro firmato dai ricercatori del Regional Public Health Laboratory Kennemerland dei Paesi Bassi, del National Institute for Public Health and the Environment e del Wilhelmina Children’s Hospital presso l’University Medical Center di Utrecht, potrebbe cambiare le nostre conoscenze sul virus.

Del rapporto tra Covid e bambini si è capito ancora poco o, se si preferisce, c’è ancora molto da indagare. L’ultima scoperta di un certo rilievo è che i test antigenici rapidi non sarebbero tanto utili quando si credeva se usati sui giovanissimi. La spiegazione è che nei bambini più piccoli la carica virale è 16 volte più bassa rispetto a quella riscontrata negli ultra ottantenni. A svelare questa nuova possibile verità è uno studio, non ancora sottoposto a “peer review” e pubblicato online sul sito di prestampa medRxiv. Il lavoro è firmato dai ricercatori del Regional Public Health Laboratory Kennemerland dei Paesi Bassi, del National Institute for Public Health and the Environment e del Wilhelmina Children’s Hospital presso l’University Medical Center di Utrecht, che hanno analizzato il legame tra l’età e la carica virale sulla base di un set di dati raccolti dalle autorità sanitarie.

TRASMISSIBILITA’

L’ipotesi che viene portata avanti dai ricercatori è che la carica virale, ovvero la quantità di virus presente nel naso e nella gola, sia collegata alla trasmissibilità. Ma, è bene ribadirlo, questa teoria non è stata ancora dimostrata scientificamente. «Il nostro lavoro suggerisce che i test antigenici potrebbero essere meno accurati sui bambini a causa della differenza sostanziale nella carica virale, che varia anche in base all’età del soggetto», spiega Sjoerd Euser, del Regional Public Health Laboratory Kennemerland». Il team ha valutato i risultati dei test effettuati in Olanda settentrionale fino al primo dicembre 2020, analizzati nello stesso laboratorio regionale dei Paesi Bassi per garantire l’uniformità nelle procedure. Più di 25mila persone sono state testate nell’ambito di quello che è il più ampio studio mirato a valutare le distribuzioni della carica virale di SARS-CoV-2 in un gran numero di pazienti di diverse categorie. E quello che emerge con più evidenza è che esiste una chiara relazione età e carica virale. Infatti, più di 2.500 persone testate avevano meno di 20 anni e 238 meno di 12 anni e le cariche virali dei campioni raccolti, sottolineano gli autori, erano strettamente correlate all’età del soggetto.

TEST PCR

«I test PCR indicano il numero di cicli necessari a identificare il virus dopo l’amplificazione del materiale genetico – spiega Irene Manders, altra firma dell’articolo – per cui più il valore che emerge è basso maggiore sarà la carica virale. Nei pazienti minori di 12 anni i tamponi hanno restituito un valore medio di quattro cicli più elevato rispetto a quello che emerge dai campioni degli ultraottantenni». In altre parole, la carica virale nelle persone con più di 80 anni è 16 volte maggiore rispetto a quella dei bambini in età scolare. «Studi precedenti avevano suggerito che i più piccoli svolgono un ruolo limitato nella trasmissione di SARS-CoV-2 – conclude Elisabeth Sander del Wilhelmina Children’s Hospital – i nostri dati supportano questa tesi e contribuiscono a spiegare il motivo per cui i bambini sembrano essere mediamente meno inclini alle manifestazioni gravi di Covid-19».

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