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Lotta al colesterolo, tra innovazione e multidisciplinarietà

Colesterolo alto
I maggiori esperti del campo riuniti on line per il progetto "Colestoral"

È un vero e proprio rendez-vous di esperti quello che si è svolto on-line nei giorni scorsi nell’ambito del progetto “Colestoral”, che ha lo scopo di presentare lo stato dell’arte sulle conoscenze delle ultime terapie mirate ad abbassare i livelli di colesterolo sia da un punto di vista farmacologico-clinico, sia da un punto di vista regolatorio. Il tutto con il preciso intento di condividere un percorso comune tra tutti gli attori del sistema sanitario che tenga conto dei limiti e dei vantaggi di una terapia innovativa e di grande respiro farmacologico. «Recentemente sono stati sviluppati farmaci che sono in grado di ridurre i livelli di colesterolo come mai prima», spiega il professor Giovanni Esposito (direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia Emodinamica e U.T.I.C., nonché direttore della Scuola di Specializzazione della Federico II di Napoli. «Un cambiamento che ha portato alla nascita di moltissimi studi, anche nell’ambito della prevenzione dell’infarto del miocardio. È stato dimostrato che questi farmaci abbassano il cosiddetto “colesterolo cattivo” (vale a dire l’LDL) al di sotto di target prima difficilmente raggiungibili, anche al di sotto di 70. Pazienti già infartuati possono addirittura ridurre il colesterolo al di sotto di 45, con un 30% in meno di rischio di avere nuovamente eventi avversi, quale ad esempio l’infarto del miocardio. Ma in generale – prosegue il professor Esposito – grazie a questi nuovi farmaci si riduce il rischio anche per altri eventi avversi, ad esempio la presenza di una placca nelle arterie e con essa la possibilità di dover subire amputazioni degli arti».

PROGRESSO

Quello descritto dal professor Esposito è insomma un cambiamento epocale, che ha portato a riscrivere le linee guida sulla base di valori ben più bassi che in passato. «Proprio i risultati prodotti da questi farmaci ci dimostrano che portare il colesterolo su valori così bassi consente di ridurre le morti collegate ad eventi cardiovascolari». E la differenza non riguarda solo l’efficacia, ma anche la tollerabilità da parte dei pazienti. I nuovi farmaci sono infatti tollerati anche da pazienti che prima non potevano utilizzare le statine. Ovviamente, questo non significa rinunciare a stili di vita sani, in alcuni soggetti (ad esempio con una componente genetica) resta essenziale eliminare quanto più possibile i fattori di rischio. In un quadro così fluido e ricco di innovazioni, il professor Esposito ne è certo, un valore aggiunto arriva dall’impiego combinato di farmaci e dal confronto multidisciplinare. «La combinazione di farmaci genera un vantaggio economico, ma soprattutto un grosso plus sotto il profilo dell’aderenza alla terapia. Adoperare una combinazione di farmaci – spiega l’esperto – consente di raggiungere target che con una singola compressa non possono essere raggiunti. Con queste terapie combinate si ottengono insomma i migliori risultati». Come detto, un altro plus è dato dalla multidisciplinarietà, perché «il confronto tra le varie esperienze è l’unica strada che può portare la Sanità ad un livello più alto. Molte patologie richiedono competenze ultraspecialistiche e la discussione non solo tra clinici, ma tra tutti gli stakeholder, è indispensabile. Oggi come oggi abbiamo una grande difficoltà a trasmettere alla popolazione messaggi importantissimi, questa è, e resta, una parte essenziale del compito che ci attende».

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