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Sport entra nella Costituzione, valore tutelato dalla Carta

bambini fanno sport in squadra

L’attività sportiva è entrata nella Costituzione della Repubblica italiana come valore tutelato dalla Carta. Ieri è stata una data storica per lo sport: l’Aula della Camera ha approvato in via definitiva all’unanimità, con 312 sì, la proposta di legge costituzionale. Nel testo all’articolo 33 della Carta, che tratta l’arte e la scienza, è stato introdotto il nuovo comma: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

Sport, valore educativo e sociale

La Costituzione, nel testo originale del 1948, non aveva riferimenti all’attività sportiva. La scelta del verbo “riconosce” richiama la formula linguistica dell’articolo 2 della Carta. Lascia intendere che l’attività sportiva è già una realtà pre-esistente di cui la Repubblica prende atto, dandole tutela e promozione. In particolare, viene riconosciuto il valore educativo, per lo sviluppo e la formazione della persona. Nel contempo viene affermato il valore sociale dello sport, come fattore di aggregazione e mezzo d’inclusione per persone in condizioni di svantaggio o marginalità (socio-economico, etnico-culturale o fisico-cognitivo). Nell’Unione Europea, ad oggi su 27 Carte degli Stati membri, in nove sono presenti disposizioni sullo sport. In Portogallo per esempio si parla di un vero e proprio “diritto allo sport”.

Riconoscere valore non determina diritto

“Lo Sport in Costituzione rappresenta la prima tappa di un percorso che concentra, in poche parole, un significato profondo e un valore inestimabile”, ha commentato il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. “Possiamo sintetizzare nell’auspicio dello ‘sport per tutti e di tutti’, parte delle indispensabili ‘difese immunitarie sociali’ e importante contributo per migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità”.

“La Costituzione – ha aggiunto – da oggi riconosce il valore, ma non determina un diritto. Sarà proprio una nostra responsabilità, della classe dirigente, quella politica, ma anche quella sportiva, trasformare il riconoscimento del valore in un diritto da garantire a tutti, partendo dalle persone più in difficoltà e dalle periferie urbane e sociali”.

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