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Malattie cardiache in aumento ma disparità nelle cure

malattie cardiovascolari strutturali, immagine di un cuore
Pubblicato il report Holding us back: l'incidenza aumenta con l'età e i ritardi impattano sull'economia. In Europa, ogni anno spesi circa 210 miliardi di euro per le malattie cardiovascolari, in Italia oltre 800 milioni di euro.

L’indagine fa emergere disparità di accesso alla diagnosi e al trattamento delle malattie cardiache strutturali. Si tratta di malattie cronico-degenerative che provocano alterazioni della struttura del cuore e sono correlate all’età. Si stima che nel 2040, a livello europeo saranno oltre 20 milioni gli anziani colpiti, e di questi 2,5 milioni saranno italiani. 

Disparità nella diagnosi e cura

Età, livello socioeconomico, sesso, etnia e posizione geografica sono i fattori che influiscono sull’acceso alla diagnosi precoce e alle cure per le persone con malattie cardiache strutturali (SHD). I dati emergono dal report Holding us back, realizzato dall’ International Longevity Centre – ILC, il think tank del Regno Unito specializzato in longevità, con il supporto di Edwards Lifesciences.

Secondo il report, le donne sono sottoposte meno regolarmente ad auscultazione (esame) da parte del medico di famiglia rispetto agli uomini (24,2 per cento di donne contro 31,3 per cento di uomini). Tra le persone più svantaggiate da un punto di vista socioeconomico le cardiopatie valvolari hanno il doppio di probabilità di non essere diagnosticate. L’insufficienza mitralica è quasi cinque volte più frequente nei Paesi a medio reddito rispetto a quelli ad alto reddito.

«Una delle basi fondamentali di un buon sistema sanitario è che gli individui abbiano uguale accesso alle cure», afferma nel report Huon Gray, cardiologo, ex direttore della National Clinical for Heart Disease, NHS England. «I sintomi delle donne possono essere molto più sottili e non sempre presi sul serio», continua Angela Lowenstern, cardiologa interventista presso la Vanderbilt University, USA.

Malattie cardiache strutturali (SHD)

Le SHD sono malattie cronico-degenerative, caratterizzate da alterazioni della struttura del cuore, quali la stenosi aortica, il rigurgito mitralico e tricuspidale, e sono strettamente correlate all’avanzare dell’età. Con l’invecchiamento della popolazione, infatti, aumentano in modo esponenziale. Si stima che nel 2040, a livello europeo saranno oltre 20 milioni gli anziani colpiti, con un aumento del 42 per cento, e di questi 2,5 milioni saranno italiani.

La maggior parte dei casi di SHD può essere facilmente trattata. Tuttavia l’assenza o ritardo nella diagnosi e la disparità delle cure tra i cittadini impattano sulla qualità di vita e aumentano il tasso di mortalità.

«Abbiamo gli strumenti per trattare le cardiopatie strutturali. Ma se non le individuiamo in fase iniziale, sono inutili. Troppi anziani, soprattutto nelle comunità più svantaggiate, muoiono e hanno una bassa qualità di vita a causa delle SHD. La popolazione anziana è in crescita e diventa sempre più eterogenea, è necessario che i politici pensino in modo più strategico a come garantire a tutti, e non solo a pochi privilegiati, di beneficiare di una vita non solo più lunga ma anche più sana – dichiara Arunima Himawan, Senior Health Research Lead, ILC e membro della SHD Coalition Steering Committee dell’UE – .Abbiamo l’opportunità di ridurre in modo significativo – e persino di eliminare – il carico strutturale delle malattie cardiache, ma affrontare le disuguaglianze deve essere al centro delle soluzioni politiche. Le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano non dovrebbero influire sulla loro possibilità di ricevere cure».

Ritardi impattano sull’economia

Ritardi nella diagnosi o mancanza di trattamenti adeguati danneggiano la salute dei cittadini e l’economia. A livello europeo si investono circa 210 miliardi di euro all’anno per le malattie cardiovascolari. Solo in Italia ogni anno viene sostenuta una spesa superiore agli 800 milioni di euro (dati CEIS- Tor Vergata, 2021). Il report Holding us back ha stilato una serie di raccomandazioni rivolte all’OMS, all’UE, ai governi nazionali, ai sistemi sanitari e agli organismi di sanità pubblica. In particolare, l’OMS dovrebbe incoraggiare tutti i Paesi ad aggiornare le proprie strategie di prevenzione per aumentare la consapevolezza e ridurre le disuguaglianze. L’UE dovrebbe sviluppare un piano per la salute cardiovascolare, sull’esempio del piano per il cancro dell’UE. Infine, tutti i Paesi dovrebbero sperimentare programmi di screening per le malattie cardiache strutturali.

«L’UE ha la responsabilità di salvaguardare la sua popolazione anziana, compresa quella proveniente da comunità emarginate. Il peso delle malattie cardiache strutturali sta crescendo e continuerà a crescere se non mettiamo in atto un’azione concertata. Per raggiungere questo traguardo abbiamo bisogno di una forte leadership, di un impegno e di un piano a livello europeo per la salute cardiovascolare, che riconosca e fissi un obiettivo per affrontare il peso delle SHD», conclude Brando Benifei, eurodeputato.

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