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Embrioni su misura, i test statunitensi

embrioni su misura, un'immagine del dna
IN USA SI ACCENDE IL DIBATTITO, MOLTI GLI ESPERTI CONTRARI

E’ giusto selezionare gli embrioni per scegliere quello che più ci piace? Il dilemma ha scatenato negli anni un feroce dibattito tra chi, convinto di offrire un futuro migliore al genere umano, sostiene di sì; e chi invece teme le implicazioni etiche e morali di questo comportamento. Il dibattito sembra essere quanto mai attuale ora che una start up statunitense, la Genomic Prediction, ha iniziato ad offrire un test genetico che permette di selezionare fra diversi embrioni quello a minor rischio di alcune malattie, ma che dà anche indicazioni sull’intelligenza e l’altezza probabili. Lo rivela la rivista del Mit, Technology Review, secondo cui l’analisi, che ha già suscitato critiche sia sul piano etico che scientifico, può essere fatta in 12 cliniche nel mondo, di cui sei in Usa.

LA SELEZIONE

L’analisi analizza il Dna dell’embrione confrontandolo con quello dei genitori per generare un ‘punteggio’ che indica la probabilità per 11 malattie, dal diabete ad alcuni tipi di tumore all’ipercolesterolemia. A questo aggiunge una misura dell’altezza e del quoziente intellettivo probabili, anche se viene segnalato alle famiglie solo se l’embrione risulta inferiore al secondo percentile, cioè è teoricamente così basso o poco intelligente da rientrare in una patologia.

GATTACA

Lo scenario, impossibile in Italia dove la legge permette la diagnosi preimpianto solo in presenza di malattie genetiche dei genitori, ricorda quello evocato dal film Gattaca del 1997, in cui sulla base di un punteggio del genere le persone venivano destinate a diverse mansioni più o meno qualificanti. Oltre che comportare forti problemi etici, racconta la rivista, secondo molti esperti questo tipo di test non dà informazioni affidabili. «E’ irresponsabile suggerire che la scienza è arrivata al punto in cui può efficacemente predire quale embrione scegliere per minimizzare il rischio di malattie – afferma ad esempio Graham Coop, genetista dell’università della California -. La scienza semplicemente non ci è ancora arrivata».

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