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Plasma iperimmune, al Cotugno l'ok del Comitato Etico

Plasma iperimmune

L’ospedale Cotugno, elogiato il mese scorso dalla BBC come modello da seguire nella lotta al contagio, ha scelto di dare ufficialmente il via alla sperimentazione per il trattamento  delle polmoniti da Covid 19 con il plasma iperimmune. L’annuncio è arrivato direttamente dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli Maurizio di Mauro. A consentire l’avvio di questa importante sperimentazione è stato l’ok del Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli e dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, presieduto dal professore Liberato Berrino. «Ora siamo pronti a partire anche noi con questo nuovo trattamento sperimentale», ha detto di Mauro, ringraziando il Comitato Etico per la velocità con la quale di è espresso.

FASE I

Guidato da Roberto Parrella (direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie infettive ad indirizzo respiratorio dell’ospedale Cotugno), il progetto si avvarrà anche della collaborazione del centro trasfusionale dell’Ospedale Monaldi, diretto da Bruno Zuccarelli.  La prima fase coinvolgerà tutte le Unità operative complesse del dipartimento di Malattie infettive del Cotugno, guidato da Rodolfo Punzi, e consisterà nel reclutamento dei donatori, ossia di soggetti guariti che presentino un’elevata carica anticorpale disposti a donare il plasma che, una volta trattato, sarà poi utilizzato per il trattamento dei pazienti. Per il Cotugno era essenziale intraprendere anche questa strada per offrire agli ammalati colpiti dal virus tutti i piani terapeutici possibili e per avere un’altra arma al proprio arco, un’arma che già altrove sembra dare risultati molto confortanti.

COME FUNZIONA

Il plasma è la parte più “liquida” del sangue e per ottenere il cosiddetto plasma iperimmune deve essere prelevato da persone guarite di recente. Viene somministrato dopo una serie di test di laboratorio, che servono anche ad accertare che il livello di anticorpi sia abbastanza alto da aggredire con successo il Covid-19. I problemi sono due, il primo è trovare abbastanza donatori, il secondo è quello della sicurezza, visto che il sangue è veicolo di diverse infezioni (si pensi all’epatite o all’hiv). Ma, niente paura, il plasma trattato per le terapie è assolutamente sicuro perché viene sottoposto a controlli rigorosissimi.

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