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Inquinamento, ecco come favorisce il virus

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Nei primi giorni della pandemia, o meglio dell’esplosione in Italia della pandemia, iniziano a circolare diversi studi sulla possibilità che il Nord Italia fosse stato più colpito a causa della peggiore qualità dell’aria. Oggi, nel pieno della seconda ondata, un nuovo studio afferma che la qualità dell’aria influenza la pandemia di Covid-19. La ricerca torna ad accendere i riflettori sulla correlazione tra l‘alta concentrazione di polveri sottili, quindi l’inquinamento, e le ondate di Covid-19. A realizzarlo è stato un team interdisciplinare dell’Università di Ginevra (Unige) e dello spin-off dell’Eth di Zurigo Meteodat. Le equipes hanno studiato le possibili interazioni tra i picchi di particolato fine e la virulenza della malattia da coronavirus. A pubblicare i risultati è la rivista Earth Systems and Environment, risultati che suggeriscono che alte concentrazioni di particelle di dimensioni inferiori a 2,5 micrometri possono modulare, o addirittura amplificare, le ondate di Sars-CoV-2 e spiegare in parte il particolare profilo della pandemia.

INFIAMMAZIONE

Non solo il Covid si muoverebbe di più in un’aria inquinata, ma sarebbe anche favorito dall’infiammazione che l’inquinamento provoca alle vie respiratorie. Il team di ricerca svizzero ha infatti mostrato che le concentrazioni di particolato inferiore a 2,5 micrometri provocano infiammazioni delle vie respiratorie, polmonari e cardiovascolari. In combinazione con un’infezione virale, questi fattori infiammatori possono portare a una grave progressione della malattia. Inoltre il coronavirus può anche essere trasportato dalle particelle inquinanti. Questo è già stato dimostrato per l’influenza e uno studio italiano ha rilevato l’Rna del coronavirus sul particolato. Tutto questo resta da dimostrare, ovviamente, ma è una possibilità probabile.

VACCINO 

Intanto, sul fronte del vaccino è di questi giorni la notizia di un “intoppo” che avrebbe coinvolto una delle sperimentazioni. Stando a quanto battuto dall’agenzia ANSA però I dati del vaccino anti-Covid Oxford-Irbm-AstraZeneca «sono robusti» e gli studi supplementari avviati «non impatteranno sui tempi previsti». La prossima settimana i dati saranno pubblicati su una rivista scientifica e «presto», il tempo per ultimare il dossier, saranno presentati all’Ema. La produzione del candidato vaccino «prosegue» e le prime dosi saranno disponibili appena il vaccino sarà approvato.

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