Ricerca innovazione

Cellule staminali trapiantate nell'uomo sono riuscite a produrre insulina

Diabete
Risultati importanti quelli che arrivano da uno studio clinico multicentrico guidato dall’Università della British Columbia e pubblicato sulle riviste Cell Stem Cell e Cell Reports Medicine.

Il diabete di tipo 1 potrebbe, in un futuro ormai prossimo, essere curato e risolto. Questa sensazionale notizia è il frutto di uno studio clinico multicentrico guidato dall’Università della British Columbia e pubblicato sulle riviste Cell Stem Cell e Cell Reports Medicine. Il risultato al quale i ricercatori sono arrivati è quello di far secernere insulina a cellule trapiantate in pazienti con diabete di tipo 1, ed è la prima volta che questo avviene. Com’è facile capire si tratta di un risultato che apre la strada a scoperte che possono cambiare la storia di questa malattia. A riportare le parole di un importante genetista, Giuseppe Novelli, è l’agenzia ANSA: «Per la prima volta  – dice Novelli – si riesce a fare un trapianto di cellule staminali su pazienti affetti da diabete di tipo 1». La grande novità non è nell’aver tentato questa via, o almeno non solo. Perché per la prima volta si è riusciti a fare in modo che le cellule rigenerate producessero insulina. Esperimenti simili erano già stati fatti in passato, ma solo su animali e con risultati di scarso rilievo clinico. Lo studio è stato condotto su 26 pazienti per testare sia la sicurezza che la tollerabilità e l’efficacia degli impianti.

NUOVE TERAPIE

Così come riportato dall’ANSA, Novelli sottolinea come «questo studio, che rimarrà nella storia della medicina, apre forse la via definitiva all’utilizzo di cellule staminali in grado di funzionare». Proseguendo su questa strada sarà forse possibile “riparare” il danno che è alla base del diabete di tipo 1, ovvero la distruzione delle cellule beta che producono insulina nelle isole di Langerhans del pancreas, che poi è quella che porta ad alti livelli di glucosio nel sangue. Come sempre, anche in questo caso è bene però restare con i piedi ben ancorati alla realtà; il risultato ottenuto è straordinario ma ci sono ancora molte domande che attendono una risposta. Ad esempio, i ricercatori devono determinare lo stadio di differenziazione in cui le cellule sono più idonee al trapianto e il miglior sito di trapianto. Inoltre, non è chiaro se l’efficacia e la sicurezza delle cellule possano essere mantenute nel tempo e se sia possibile eliminare la necessità di una terapia immunosoppressiva. Sono queste le prossime sfide che dovranno essere superate, per arrivare finalmente a trovare una cura definitiva ad una malattia che ad oggi può essere solo tenuta a bada.

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