Ricerca innovazione

Cancro al pancreas, un killer in crescita. Ma ci sono buone notizie.

Una ricerca condotta all’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli apre nuove strade per nuove terapie efficaci.

Nuove scoperte promettono di portare nei prossimi anni a nuove terapie per contrastare il cancro al pancreas. Un gruppo di ricerca dell’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igb) di Napoli, coordinato da Enza Lonardo, ha condotto uno studio che ha permesso di identificare un meccanismo molecolare che rende il tumore al pancreas più resistente e aggressivo, meno suscettibile alle terapie farmacologiche convenzionali. I ricercatori hanno anche osservato come questo tipo di tumore sia più aggregabile se trattato con un farmaco che già oggi potenzia l’effetto del chemioterapico con una drastica riduzione di eventuali metastasi epatiche.

IN CRESCITA

Purtroppo l’incidenza e la mortalità del cancro al pancreas sono in forte aumento: si prevede che questa patologia diventerà la seconda causa di morte per cancro entro il 2030. Secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), nel 2019 in Italia sono stati diagnosticati circa 13.500 nuovi casi. Ecco perché è fondamentale individuare nuove armi, sia diagnostiche che terapeutiche, che possano offrire nuove speranze e portare a diagnosi sempre più precoci.

NEMICO SILENZIOSO

Il cancro al pancreas resta per ora una malattia ancora difficile da curare e un problema è proprio quello della diagnosi, che spesso è tardiva,. Questo tipo i tumore non dà sintomi, e in molti pazienti il tumore resiste alle chemioterapie, verosimilmente anche a causa di una sottopopolazione cellulare tumorale con caratteristiche di staminalità: queste cellule sono in grado di rigenerare il tumore stesso e di adattarsi a modificazioni dell’ambiente circostante, come la presenza di farmaci o la scarsità di risorse vitali. I nuovi approcci potrebbero avere importanti implicazioni cliniche e portare ad una riduzione delle recidive e ad una riduzione dei casi di formazione di metastasi. Un passo importante, insomma, per mettere al tappeto una malattia nei confronti della quale possiamo fare ancora troppo poco.

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