Farmaceutica Ricerca innovazione

Tumori, batteri intelligenti e nanoparticelle per sconfiggerli

Nanotecnologie e tumori

La ricerca contro il cancro corre facendo enormi passi avanti. Negli ultimi decenni sono nate nuove terapie efficaci e personalizzate. Con l’innovazione gli scienziati sperimentano nuove strategie di cura. Nel frattempo nel nostro Paese continua a crescere la probabilità di guarire dai tumori. 

Batteri intelligenti contro i tumori 

Una nuova strategia contro il tumore è in grado di modificare i batteri per rilasciare una molecola antinfiammatoria. In particolare, consiste nell’ingegnerizzare un batterio per renderlo capace di trasportare molecole in un determinato sito e poi di rilasciarle a comando. La conquista è frutto del lavoro dei ricercatori del Massachusetts General Hospital degli Stati Uniti. Gli scienziati hanno modificato Escherichia coli, migliorando la sua capacità naturale di trasportare e rilasciare molecole nell’intestino umano. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Host & Microbe.

L’efficacia è pari alla somministrazione classica della terapia nel limitare lo sviluppo di colite in topi con malattia infiammatoria intestinale. I batteri possono essere modificati per trasportare e rilasciare farmaci non solo contro le infiammazioni dell’intestino ma anche contro alcuni tumori. “Speriamo di progredire con la modifica di questi ceppi – ha dichiarato il team di scienziati – e arrivare così a trattare diverse patologie attraverso la loro capacità di secernere molecole curative”.

Farmaci programmabili

Un nuovo farmaco potrebbe essere somministrato una volta sola e rilasciato nell’organismo nell’arco di diverse settimane o mesi. Si tratterebbe di una conquista significativa per chi soffre di malattie croniche o nel caso di vaccinazioni che richiedono più richiami. Questa nuova possibilità è il frutto di un lavoro di un gruppo di bioingegneri della Rice University di Houston, in Texas, negli Stati Uniti. I nuovi farmaci “programmabili” sono stati descritti sulla rivista Advanced Materials.

Speciali microparticelle contro i tumori

Questi farmaci programmabili consistono in speciali microparticelle progettate in modo da rilasciare il proprio contenuto (in questo caso un farmaco) dopo un intervallo di tempo prestabilito. Sebbene non sia una novità, la differenza con i sistemi a rilascio prolungato già esistenti è che questo nuovo metodo rilascia la stessa quantità di farmaco sia all’inizio sia dopo un certo periodo di tempo. “I sistemi attuali invece sono molto meno efficaci al secondo rilascio rispetto a quello iniziale” hanno affermato i ricercatori. Inoltre questa nuova microparticella non si muove dal sito nel quale viene posizionata. Potrebbe essere una caratteristica interessante anche per far arrivare la chemioterapia direttamente nel tumore in diversi momenti.

Se la risposta all’immunoterapia è nel proprio microbiota

Uno studio dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, ha evidenziato un possibile legame tra microbiota intestinale e risposta all’immunoterapia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell, In particolare gli autori della ricerca hanno scoperto, in esperimenti di laboratorio, che il batterio Lactobacillus reuteri si sposta dall’intestino al tumore, dove stimola il sistema immunitario tramite il rilascio di un composto noto come indolo-3-aldeide (I3A). “La somministrazione sperimentale del batterio in animali di laboratorio con melanoma ha portato a una riduzione delle dimensioni del tumore e a una maggiore sopravvivenza”. La scoperta viene riportata anche da Airc.

Gli autori dello studio hanno anche dimostrato che una delle molecole chiave di questa azione antitumorale è proprio l’I3A. Passando dal laboratorio agli esseri umani, i ricercatori hanno osservato che i pazienti con melanoma che rispondevano meglio all’immunoterapia erano quelli con i livelli più elevati di I3A.

“Questa molecola potrebbe diventare un marcatore per predire la risposta all’immunoterapia” hanno affermato gli studiosi. Ora si indaga il ruolo della dieta, hanno infatti spiegato che “per formare I3A, il batterio ha bisogno di triptofano, un aminoacido presente in alimenti come noci, soia, semi e avena”.

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