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Fegato grasso colpisce un quarto degli italiani, rischi e terapie

Fegato grasso: le mani di un medico mostrano un modello del fegato
Il 5% dei pazienti rischia in 10-20 anni di incorrere in tumore del fegato. Stile di vita e genetica, le cause principali.

Il fegato grasso colpisce un quarto degli italiani tra i 18 e i 70 anni, il 5% dei quali rischia la steatoepatite e la cirrosi. La tendenza in aumento delle patologie dismetaboliche del fegato preoccupa gli specialisti. Queste patologie generano complicazioni fino al tumore primitivo del fegato e alla cirrosi, coinvolgendo anche altri organi e apparati.

Stili di vita e scarsa prevenzione, fegato grasso in aumento

La malattia dismetabolica del fegato si lega a fattori di rischio come l’obesità, una cattiva alimentazione, patologie come il diabete, alterazioni dei valori di trigliceridi o di colesterolo. In molti casi influiscono predisposizioni genetiche. Questi fattori possono determinare una steatosi epatica (fegato grasso) e successivamente una steatoepatite, ossia una steatosi associata a un’infiammazione del fegato persistente dovuta a un accumulo di grasso nel fegato, che può poi portare a una cirrosi epatica. “Le cause virali rappresentano ancora il 30-35%, ma si sono ridotte negli ultimi anni grazie ai farmaci innovativi che hanno permesso di eradicare i virus, in particolare quello dell’Epatite C”. I dati sono stati messi in evidenza da Adriano Pellicelli, Direttore UOC Malattie Fegato, specialista in Medicina Interna e Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, durante un incontro sul tema presso la struttura.

“Nel nostro centro – ha proseguito – nell’ultimo anno e mezzo abbiamo realizzato circa 200 biopsie del fegato. Di queste il 30% presentava una steatoepatite, quindi una steatosi epatica con infiammazione del fegato. Il dato a livello nazionale rileva che il 25% circa della popolazione tra i 18 e i 70, quindi circa un quarto della popolazione, soffre di steatosi epatica, ossia di fegato grasso. Tra questi, circa il 5% può andare incontro a steatoepatite che può poi evolvere in cirrosi. Serve quindi maggiore prevenzione: i pazienti con steatosi epatica devono fare controlli biochimici frequenti; se da questi risulta un aumento delle transaminasi, bisogna porre in atto un trattamento preventivo per la fibrosi del fegato riducendo il peso corporeo tramite dietoterapia e soprattutto con l’attività fisica”.

Tumori del fegato in aumento, 10 % con fegato grasso

Il numero degli epatocarcinomi in Italia è in aumento, ma oggi sono disponibili anche nuovi trattamenti. “Il 5% dei pazienti con steatoepatite rischia in 10-20 anni di incorrere in tumore del fegato – ha sottolineato Pellicelli –  con un’incidenza annuale di 11 casi su mille individui con steatoepatite. Questa è l’inevitabile conseguenza della mancanza di monitoraggio sul territorio e dell’incremento dei pazienti con steatoepatite, nei quali si sviluppa il tumore, che viene riscontrato a volte solo tardivamente. In parallelo a questa crescita, si stanno sviluppando nuove terapie sistemiche, che permettono di trattare i pazienti con tumore in stadio più avanzato”.

Terapie innovative hanno allungato sopravvivenza dei pazienti

“Negli ultimi 2-3 anni, in particolare, il progresso scientifico mediante l’immunoterapia combinata con farmaci come gli inibitori della tirosinchinasi, ha conseguito un prolungamento della sopravvivenza di alcuni pazienti con tumore del fegato, – ha spiegato lo specialista – permettendo talvolta addirittura il passaggio da una forma non trattabile a una trattabile chirurgicamente o mediante trapianto”.

L’innovazione ha rivoluzionato anche l’aspetto diagnostico delle patologie del fegato. Oggi grazie a nuovi software applicati alla risonanza magnetica è possibile quantificare il livello di grasso contenuto nel fegato e di avere un’idea del grado di fibrosi. Inoltre l’elastografia fibroscan permette indagini facilmente ripetibili per quantificare la fibrosi del fegato.

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