Prevenzione

Tumore del collo dell’utero evitabile con prevenzione. Parla l’esperta

Prevenzione del tumore del collo dell'utero. La dottoressa Rampini in foto.

Gennaio è stato il mese della prevenzione del tumore al collo dell’utero. Un mese per ricordarci che la prevenzione va fatta tutto l’anno. Ne ha parlato la Dott.ssa Maria Rita Rampini  Specialista in Ostetricia e Ginecologia, esperta in diagnosi e terapia dell’infertilità. “La prevenzione è un concetto fondamentale in medicina. Prevenire qualsiasi tipo di patologia consente di agire prima dell’insorgere della malattia stessa”.

In particolare, il tumore del collo dell’utero “colpisce la zona della cervice. Si tratta di una parte dell’utero che sporge in vagina, dando la possibilità al ginecologo di  poterlo osservare e di poterlo esaminare facilmente. Ciò infatti viene fatto in genere nella prima tappa della visita ginecologica, attraverso lo strumento che si chiama speculum, grazie al quale si ha la possibilità di visionare il collo ed eseguire dei test”. Tuttavia “sono necessari esami specifici per la prevenzione del tumore che oggi per fortuna abbiamo a disposizione”.

Tumore al collo dell’utero, i numeri e come prevenire

Il tumore del collo dell’utero non è il più diffuso, ma è comunque il terzo più frequente nella popolazione femminile nonostante, da molti anni, siano stati pianificati dei programmi di prevenzione estremamente efficaci. 

“Il grande vantaggio di questo tipo di tumore – continua la specialista – è il decorso lentissimo. Quindi dall’insorgenza delle eventuali prime cellule alterate all’insorgenza di un tumore vero e proprio invasivo possono passare tanti anni, anche 15 anni, per dare un’idea. Ecco perché la prevenzione è fondamentale. Oggi, quando ci troviamo di fronte a situazioni avanzate, significa che non c’è stato un controllo per lunghi anni. Fare esempi di storie vere spesso può far capire l’importanza degli screening di prevenzione. Ricordo il caso di una donna, con un esito purtroppo sfavorevole, era la madre di una mia paziente storica, la quale non aveva più fatto una visita dall’ultimo parto, cioè circa 40 anni prima. A seguito di perdite si è rivolto a me e a scoperto di avere un tumore in stato avanzato. Queste sono situazioni che oggi non dovrebbero più esistere. La cultura della prevenzione va inculcata soprattutto nelle ragazze giovani”.

Gli ultimi dati epidemiologici dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che l’attuale incidenza in Italia di tumore del collo uterino è di 7 casi ogni 100.000 donne all’anno. I dati di cui disponiamo attualmente ci dicono che in Italia circa l’80% delle donne fa correttamente uno screening. Manca ancora quel 20%, infatti ad oggi tutti i nuovi casi di tumore che vengono diagnosticati, sono proprio in donne che riconoscono qualche carenza nel loro percorso di screening. 

Hpv e prevenzione del tumore al collo dell’utero

Oggi la prevenzione ha fatto grandi passi in avanti. “In passato ad esempio non si era in grado di individuare questo famoso hpv (Human Papilloma Virus). Oggi sappiamo che questo virus è il principale responsabile del tumore al collo dell’utero”. Si tratta del 95-98% dei casi. “Oggi, quindi, la prevenzione passa proprio dall’individuazione del Papilloma virus che è un tipo di infezione asintomatica. Proprio per questo, se una candida spinge a correre dal ginecologo per una visita a causa dei fastidi e prurito, per il papilloma virus questo non succede. Perciò va individuato attraverso esami specifici”. 

Come si può individuare l’hpv?  “Attraverso il pap-test che è quello tradizionale, ad esempio. Durante questo test, con una spatola molto ridotta il ginecologo toglie una piccola parte di cellule superficiali del collo dell’utero. Dall’analisi del campione è possibile individuare, oltre a banali infezioni, anche alterazioni cellulari. Oggi, però, c’è un’evoluzione di questo test tradizionale e si chiama thin- prep. Un sistema analogo di raccolta di cellule del collo uterino che viene poi – con una tecnica particolare di laboratorio – messa su una fase liquida, permettendo uno studio più accurato delle cellule e l’eventuale individuazione di lesioni molto iniziali. Queste lesioni possono essere di vario livello e fanno scattare ulteriori indagini. 

Per quanto riguarda l’hpv, esistono molti ceppi, come in tutti i virus, e non tutti hanno la stessa gravità. In generale si dividono tra quelli ad alto e basso rischio. Dei test specifici sono in grado di individuare il ceppo. Tra i più implicati nell’insorgenza del cancro del collo dell’utero ci sono i ceppi 16 e 18. Un’altra indagine da seguire a seguito del pap-test positivo è la colposcopia. In quest’esame, attraverso delle sostanze, si può studiare il collo dell’utero e fare anche delle biopsie. Infatti, togliendo un piccolo pezzettino, l’indagine istologica è ancora più chiara. In donne che fanno regolarmente prevenzione, incontrare delle lesioni non è un evento raro. Accade sia in donne giovani, sia meno giovani. Questo, quindi, non deve buttarci nel panico, bisogna a quel punto solo essere operativi. In molti casi si può risolvere velocemente, nei casi peggiori in cui c’è uno stato iniziale, spesso basta asportare la piccola parte interessata dalla degenerazione. In sostanza, per arrivare a un cancro degenerativo e invasivo bisogna trascurarsi per tanto tempo”. 

Informare le giovani ragazze

A quanti anni si comincia a fare prevenzione? “Il prima possibile. Le giovani donne, dopo il primo rapporto sessuale è opportuno che si rivolgano al ginecologo per fare un primo screening. Una visita completa, infatti, si può eseguire dopo il primo rapporto. Oggi le linee guida sulla prevenzione sono in fase di revisione. Prima si consigliava di fare un pap-test tutti gli anni, oggi si è visto che i tempi si possono anche allungare oltre. Gli screening del servizio sanitario nazionale spesso richiamano le pazienti a distanza di due o tre anni quando il pap test è negativo; proprio per via della lenta evoluzione di questo tipo di tumore.

Come specialista, cerco sempre di far capire l’importanza della prevenzione alle giovani ragazze, anche scherzando. Spesso, infatti, dico loro: se volete fare le donne, fatele completamente. La parola d’ordine è prevenzione. In linea generale una visita ginecologica una volta all’anno è sempre fondamentale, al di là dei test di prevenzione specifici”. Il discorso della prevenzione dell’HPV “è legato anche alla prevenzione di tutte le malattie a trasmissione sessuale. Infatti, rientra nel grande gruppo, in cui ce ne sono altre (come ad esempio la clamidia) che magari non sono pericolose da un punto di vista cancerogeno, ma lo sono per esempio per la fertilità. Spesso possono essere asintomatiche e si può correre il rischio di un danno tubarico che magari rende impossibile il concepimento”. 

Inoltre, non bisogna dimenticare la prevenzione nell’ambito della mammella, “in cui il tumore è molto più presente e l’età media si è abbassata molto. Mi è capitato di recente di riscontrare carcinomi della mammella in ragazze di 26 e 28 anni. Il ginecologo infatti si deve occupare della sfera femminile in maniera completa, attraverso la visita, consigliando un’eco mammaria ecc.”.

Vaccino per hpv utile a tutte le età 

“Nell’ambito dell’HPV, negli ultimi anni abbiamo un altro strumento fondamentale che è la vaccinazione. Anche se il nostro sistema nazionale lo prevede solo per le giovani ragazze intorno ai 12 anni, io lo consiglio ad ogni età. Gli studi, infatti, dimostrano che il vaccino porta benefici anche dopo aver contratto il virus, perché aumenta le difese immunitarie. Nei virus, infatti, funziona così: più si aumentano le difese immunitarie più si è protetti. Sembra quindi che la vaccinazione funzioni anche dopo averlo preso, perché ti aiuta a combatterlo.

Nelle ragazze è ancora più importante, perché in genere in quella fascia di età c’è una maggiore promiscuità sessuale. Si tende a cambiare più spesso il partner, infatti un altro discorso fondamentale riguarda i maschi. Se prima si ignorava un po’, ora è emerso chiaramente come i ragazzi possono contrarre il virus ed essere portatori sani. Inoltre nei maschi è anche più difficile l’individuazione. Ormai ci sono dati importanti che evidenziano come sia opportuno vaccinare anche loro, che sono spesso i serbatoi asintomatici. Quindi la vaccinazione dei maschi è importante anche per preservare la salute delle donne. Si tratta di un atto responsabile di cui tutti dovremmo occuparci. Oggi trovare un cancro del collo dell’utero è come una sconfitta per tutti, perché abbiamo tutti gli strumenti per evitarlo. Serve solo fare prevenzione”.

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