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Strasburgo: in Italia ancora disparità per accesso all’aborto

Gravidanza, una donna con il pancione nuota in piscina

La situazione del nostro Paese sembra essere migliorata. Nonostante questo, per Strasburgo “permangono considerevoli disparità d’accesso all’interruzione di gravidanza a livello locale” e “l’Italia non ha dato informazioni sulle misure prese per prevenire atti di molestia morale contro i medici non obiettori di coscienza”.

Il Comitato per i diritti sociali del Consiglio d’Europa si è espresso così su quanto dal nostro Paese per rimediare alle violazioni della Carta sociale europea, riscontrate nel 2016, dopo il ricorso collettivo della Cgil sull’applicazione della legge 194. 

Strasburgo dopo aver valutato le informazioni fornite dal governo precedente, il 16 febbraio 2018, ha chiesto all’Italia di fornire informazioni entro ottobre 2019 sulle misure introdotte per ridurre le restanti disparità, sia sull’accesso delle donne all’interruzione di gravidanza, che per assicurare una distribuzione più omogenea dei medici non obiettori sull’intero territorio nazionale.

Il comitato ha inoltre chiesto informazioni sulle misure preventive e risarcitorie adottate per proteggere il personale medico non obiettore da discriminazioni e molestia morale.

I dati sull’aborto in Italia 

Nel 2017 sono state notificate 80.733 interruzioni volontarie di gravidanza con una riduzione del 4.9% rispetto al 2016 e del 65.6% rispetto al 1982. Su questo calo “molto probabilmente ha inciso anche l’aumento dell’uso della contraccezione d’emergenza, la pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo, che non hanno più l’obbligo di prescrizione medica per le maggiorenni, e quindi richiedono una maggiore informazione alle donne per evitarne un uso inappropriato”. Invece la percentuale di medici obiettori rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) è pari – tra i ginecologi – al 68,4%, quasi 7 su 10, ma si legge nel documento consegnato alle Camere il 18 gennaio scorso , “per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, sia su base regionale che considerando le singole strutture, non si evidenziano particolari criticità nei servizi di ivg”. La percentuale del 2017 sarebbe comunque in calo rispetto a quella del 2016 pari l 70,9%.

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