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Parkinson, fermati tremori con ultrasuoni nel cervello. Trial in Italia

Parkinson, una mano con tremore

Si tratta di una nuova tecnica mininvasivo che si basa su gli ultrasuoni. Questa nuova scoperta potrebbe alleviare i tremori del Parkinson. A fornire questa nuova opportunità è un trial clinico italiano, condotto presso l’Università dell’Aquila.

Gli ultrasuoni direzionati ad alta intensità guidati da risonanza magnetica riscaldano e distruggono un piccolissimo pezzetto di tessuto cerebrale, il talamo, riducendo da subito i tremori e con una efficacia che perdura a lungo termine.

Il lavoro è stato presentato ieri durante il meeting della Radiological Society of North America (RSNA) a Chicago da Federico Bruno, radiologo del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze Cliniche applicate.

Parkinson e ultrasuoni. Il lavoro italiano

Il trial svolto in Italia ha coinvolto 39 pazienti con tremori (sia malati di Parkinson, sia pazienti con tremore essenziale) che non avevano risposto alle terapie classiche e soffrivano da anni di tremori. La nuova terapia agisce con ultrasuoni eliminando il ‘talamo’, una minuscola regione cerebrale alla base dei tremori che sono il risultato di spasmi muscolari spesso alle mani e che rappresentano un fattore invalidante per i pazienti. La metodica è risultata molto sicura ed efficace nel 95 per cento dei casi. Il professor Bruno ha spiegato nel corso del meeting che un ulteriore vantaggio degli ultrasuoni è l’effetto immediato che il trattamento dà ai pazienti, al contrario della stimolazione profonda che oltre ad essere invasiva, perché richiede un intervento di applicazione di una specie di pacemaker nel cervello, richiede del tempo prima di iniziare ad agire. Inoltre, spiega lo specialista, questa terapia con ultrasuoni ha bisogno di un minor tempo di degenza, quindi si adatta anche a pazienti molto fragili che non potrebbero sostenere un intervento chirurgico. Si tratta di una svolta per i pazienti che soffrono di queste patologie neurologiche. L’uso clinico della nuova tecnica è stato approvato dalla FDA meno di tre anni fa. Ad oggi pochi pazienti conoscono questa opportunità terapeutica e ci sono ancora pochi centri specializzati che possono offrirla.

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