Psicologia

Covid, il virus ha minato la nostra psiche

Covid una persona disperata

Anche chi, sotto il profilo psicologico, pensava di essere del tutto “immune” a questa crisi ora si sta ricredendo. Sono bastate le avvisaglie di questa temuta seconda ondata a far venir fuori in moltissimi italiani  sintomi di uno stress accumulato ormai da mesi. Disturbi come la difficoltà a trovare la concentrazione, difficoltà ad addormentarsi e una spossatezza frequente sono talmente diffusi da essere considerati ormai quasi normali, ma la verità è che questa pandemia sta mettendo a dura prova la nostra psiche.

DISTURBI NEUROLOGICI 

A proporre una fotografia particolarmente efficace dell’attuale stato di salute degli Italiani, impegnati in questa strana battaglia con il Covid, è il neurologo Rosario Sorrentino, divulgatore scientifico e autore del volume “La paura ci può salvare” (Solferino). All’agenzia Adnkronos Sorrentino ha spiegato che gli gli italiani «hanno una difficoltà estrema a ricostruire un piano di vita parallelo, rinunciando all’affettività: abbracciarsi, stringersi la mano, avvicinarsi l’uno all’altro oppure farsi i selfie. Non c’è dubbio, così ci dicono le indagini e le statistiche, che ci sia un notevole incremento di disagio e sofferenza mentale. Mi riferisco in particolare al disturbo post-traumatico da stress, alla depressione, agli attacchi di panico e ad un incremento di emozioni negative come ansia, ostilità e diffidenza nell’altro. Sta emergendo, a mio avviso – dice il neurologo – una paura ben peggiore di quella del Covid: il forte timore, la diffidenza nei confronti dell’irresponsabilità degli altri. Quelli che continuano a negare che ciò sia tutto vero o, peggio, che lo ignorano mettendo in pericolo la collettività intera».

QUADRO COMPLESSO

In questo frangente così drammatico, molti sono convinti che la soluzione al problema del Covid potrà essere solo nel vaccino. Ma la pensa diversamente Ilaria Capua, direttore dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, che a Domenica In ha spiegato «Stiamo vivendo una situazione che non riguarda solo l’Italia o l’Europa. Riguarda tutto il mondo, è un quadro molto complicato. Il virus non guarda in faccia nessuno, il controllo della situazione dipende da noi, da ogni singolo individuo. Il virus ha un raggio di contagio limitato, bisogna rispettare le regole e attuare le misure di prevenzione che servono a ridurre il rischio. Il virus è lo stesso della scorsa primavera, non si è indebolito e non si è neanche incattivito. E questo è un bene: non ci possiamo immaginare fughe in avanti dal punto di vista dell’aggressività, è stabile dal punto di vista genetico. Abbiamo 9 mesi di esperienza nella gestione della malattia e nell’attuazione delle misure». Ecco perché, al di là dei nuovi DPCM e di ogni restrizione ci venga imposta da Roma, la differenza la possono fare i nostri comportamenti.

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