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Sconforto passeggero o depressione?

Depressione: solo la metà di chi ne soffre riceve diagnosi e cure adeguate

Capita a tutti di sentirsi giù di morale, ma quando il malessere dura troppo a lungo è meglio chiedere aiuto. Lo stress, il cambio di stagione o la stanchezza possono influire sull’umore. Tuttavia, una sensazione di sconforto può essere l’avvisaglia di un “buio” che può durare a lungo e sfociare in una vera e propria depressione. Ma come si distingue un disturbo vero e proprio da un malumore passeggero? Il primo campanello d’allarme è la durata: il dubbio di trovarsi davanti a qualcosa di più serio sorge quando il calo dell’umore non è breve e occasionale, ma tende a persistere nel tempo e a peggiorare.

Più a rischio anziani, donne e disoccupati 

La depressione è il disturbo mentale più diffuso nel nostro Paese: colpisce 2,8 milioni di persone. Si tratta di una malattia in aumento soprattutto fra gli anziani, secondo gli ultimi dati ISTAT. E anche se l’Italia è uno dei Paesi Ue con meno depressi (5,5% contro il 7,1% della media Ue), tra gli over 65 questo valore raddoppia (11,6% contro l’8,8% della media Ue). Il disturbo riguarda in misura maggiore le donne e chi non ha un lavoro. Il tasso di depressione femminile è quasi doppio rispetto a quello maschile (9,1% contro 4,8%). Per quanto riguarda il lavoro, nella popolazione tra i 35 e i 64 anni, ansia e disturbi depressivi interessano l’8,9% dei disoccupati e il 10,8% degli inattivi rispetto ad appena il 3,5% degli occupati.

 

I segnali che indicano la depressione

Secondo il Manuale statistico diagnostico dell’American Psychiatric Association (DSM-5) per parlare di depressione devono essere presenti insieme cinque o più sintomi, uno dei quali è l’umore depresso o perdita di interesse/piacere per le usuali attività della vita quotidiana. Per parlare di malattia, lo sconforto deve perdurare per almeno due settimane ed essere presente nella maggior parte delle ore del giorno. I sintomi che spesso accompagnano l’umore depresso o la perdita di interesse per la vita in generale vanno da un evidente dimagrimento (senza aver seguito una dieta) a un aumento di peso; dall’insonnia all’ipersonnia; dall’agitazione al rallentamento fisico e mentale. Inoltre possono sorgere: sentimenti di autosvalutazione, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni e pensieri ricorrenti di morte o di suicidio. Se la sensazione di sconforto è una fisiologica risposta del cervello a qualcosa che non va, la depressione è una malattia in cui si modifica il modo di percepire se stessi e il mondo circostante. Questo disturbo in aumento negli ultimi decenni, può manifestarsi anche in assenza di motivi evidenti (come un lutto o la perdita del lavoro). In generale chi è affetto da un disturbo depressivo non riesce a provare interesse per le normali attività e si sente inadeguato nello svolgimento delle manzioni abituali. Le difficoltà che prima apparivano superabili, diventano un problema irrisolvibile. La vita sociale viene meno e il senso di vuoto si ripercuote anche sugli affetti familiari.

Non è questione di volontà, la depressione è una malattia

Chi non ha mai sofferto di depressione è spinto a pensare che basterebbe un po’ di volontà per reagire. In realtà a una persona che si trova nel vortice della depressione non basta un semplice sforzo per stare meglio. La depressione è una malattia, comporta vere e proprie alterazioni nel funzionamento del sistema nervoso centrale, produce modificazioni emotive, comportamentali e somatiche che sfuggono al controllo della volontà, e come tale va curata e ha bisogno di cure mirate per ogni caso.

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