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Tumore al seno: cure personalizzate grazie a un algoritmo

Tumore al seno, l'importanza della prevenzione

Le donne con tumore al seno potrebbero avere una cura su misura grazie a un nuovo algoritmo. L’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano ha infatti identificato un modello di previsione del rischio individuale di metastasi, al fine di personalizzare le terapie. Lo studio è stato sostenuto dalla Fondazione AIRC. I risultati sono stati presentati al congresso della Società americana di oncologia clinica (ASCO). Non solo, sono arrivati segnali positivi anche per quanto riguarda la cura e l’efficacia dell’immunoterapia.

Il nuovo algoritmo per una cura su misura

Il modello creato dai ricercatori dell’Ieo potrebbe diventare una guida per gli oncologi, al fine di orientare le scelte terapeutiche paziente per paziente. Questo, spiegano i ricattatori, eviterebbe sia il ‘sovra’ che il sotto-trattamento nelle terapie post-chirurgiche.

L’algoritmo si basa sulla combinazione del predittore genomico, ovvero un gruppo di geni che forma una ‘firma molecolare’, con due parametri clinici: stato dei linfonodi e dimensione del tumore. Si tratta di un risultato eccellente. Dopo essere stato testato su oltre 1800 pazienti arruolate allo Ieo, il modello ha dimostrato che la sua capacità di stimare il rischio recidiva entro 10 anni dalla diagnosi è superiore rispetto ai parametri clinico-patologici comunemente utilizzati. Il biomarcatore StemPrintER è il primo e tuttora l’unico strumento capace di indicare il grado di “staminalità” presente nel tumore mammario primario, vale a dire il numero e l’aggressività delle cellule staminali del cancro.

L’obiettivo su cui lavorano da anni i ricercatori è quello di dare a ciascuna paziente la terapia migliore per lei e per la sua malattia, come ha spiegato Paolo Veronesi, direttore del Programma di Senologia IEO e Professore Associato all’Università degli Studi di Milano. E questo risultato rappresenta un ulteriore passo di avvicinamento. Intanto dall’Asco arrivano anche buone notizie  sul fronte delle terapie. Come dimostra lo studio di fase 3 KEYNOTE-355: per il tumore del seno triplo negativo, il farmaco immuniterapico pembrolizumab, in combinazione con la chemioterapia, ha ridotto del 35% il rischio di progressione della malattia.

Tumore al seno, il peso della dieta e i numeri della malattia 

Ogni anno in Italia circa 8.000 donne ricevono la diagnosi di tumore della mammella triplo negativo (il 15% del totale delle diagnosi di carcinoma mammario), la forma più aggressiva e difficile da curare. L’immunoterapia sta aprendo nuove strade, ma a incidere molto, secondo le ultime evidenze scientifiche, è anche la dieta. Un maggiore introito di proteine vegetali, infatti, è associato ad un rischio significativamente più basso di cancro al seno e anche ad un minor rischio di morte dopo il tumore al seno.

Al contrario, un introito più alto di proteine animali è associato a un rischio significativamente più alto di incidenza di cancro alla mammella, ma non di mortalità. Lo ha dimostrato un grande studio americano, presentato al congresso, che ha seguito in follow up migliaia di donne per oltre 10 anni.

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