Prevenzione

COVID-19 in Africa: lockdown potrebbe uccidere più del virus

L'emergenza Colera ad Haiti e Africa centro- meridionale

I casi di infezione da SARS-CoV-2 confermati in Africa sono, secondo le stime OMS al 10 giugno 2020, circa il 3% dei casi nel mondo (7.039.918) e le morti imputabili a COVID-19 sono circa l’1,5% delle morti globali (404.396).

Il trend dei casi e dei decessi è in salita ma con tendenza diversa tra i Paesi. Sembra confermarsi in particolare un andamento con poche nazioni fortemente colpite e altre che sembrano appena toccate dall’epidemia: otto Paesi (Sud Africa, Egitto, Nigeria, Ghana, Algeria, Marocco, Camerun e Sudan) hanno registrato oltre l’85% di tutti i casi segnalati. Tuttavia, nell’ultima settimana, altri sei Paesi danno preoccupazione mostrando un’altissima percentuale di aumento dei casi: Mauritania +98% (da 588 a 1162 casi), Etiopia +74% (da 1344 a 2336 casi), Repubblica Centrafricana +73% (da 1069 a 1850 casi), Sud Sudan +62% (da 994 a 1606 casi) e Zimbabwe +52% (da 206 a 314 casi.

La situazione nel continente africano è stata analizzata su Epicentro dai ricercatori del Centro Nazionale per la Salute Globale. Oltre a far riflettere sulle conseguenze dirette della pandemia, fa pensare anche alle conseguenze delle politiche di contenimento. Ad esempio, le misure di distanziamento fisico imposte in comunità già povere possono peggiorare la situazione economica, l’insicurezza alimentare e incidere alla fine sulla stabilità sociale. Inoltre, un gran numero di pazienti africani con HIV e tubercolosi dipendono da servizi sanitari funzionali, e se l’accesso al trattamento viene ridotto o interrotto a causa del COVID-19, le conseguenze sulla salute individuale e pubblica possono essere pesanti. In altre parole, le vite perse a causa del lockdown potrebbero superare quelle salvate da COVID-19.

In questo contesto, secondo gli esperti, è necessario sicuramente monitorare gli sviluppi dell’epidemia, ma anche raccomandare che ogni Paese valuti la propria situazione locale e decida, sulla base di questa, le azioni più giuste rispetto ai costi e ai rischi anche economici. Per questo sono necessari esperti preparati su strategie multidisciplinari e multisettoriali (One Health) che analizzino la situazione da diversi punti di vista e prospettino ai decisori politici dei propri Paesi le azioni da intraprendere.

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